In molti amici mi hanno chiesto, sapendo che ne avrei parlato qui, un parere sul nuovo disco dei
Sojourner "
Premonitions"; ed io nel cercare di ammettere "
sono deluso" mi sono rivisto nel celeberrimo passaggio di Fonzie che non riesce a pronunciare "
ho sbagliato" (prego la regia di mandare il filmato):
Il perchè di tanta "fatica" è presto detto: la band di
Emilio Crespo,
Chloe Bray e del nostro
Riccardo Floridia ha un suo posto del tutto particolare nel mio cuore metalloso.
Ma facciamo un passo indietro, utile per capire il perchè del mio naso storto.
I
Sojourner, nati nel 2015 come progetto internazionale, grazie alla label di casa nostra
Avantgarde Music hanno pubblicato due ottimi dischi come "
Empires of Ash" e "
The Shadowed Road", tanto da suscitare l'interesse di un colosso come la
Napalm Records.
"
Premonitions" quindi- terzo, fatidico disco dei nostri- nasce sotto i migliori auspici, i
Sojourner adesso giocano al tavolo dei grandi.
Ma paradossalmente sono proprio questa abbondanza di mezzi, la produzione più pulita e l'accento posto con molta più enfasi sulla parte "epica" della loro musica a determinare il mezzo passo falso del disco.
La band si è prodigata affinchè tutto suonasse epico, grandioso, sfarzoso, opulento ma il risultato purtroppo è che i brani risultino sfacciati e sovraccarichi di arrangiamenti finendo per assomigliare ad un certo black sinfonico piuttosto che - citando loro stessi- a quello epico atmosferico.
L'opener "
The Monolith" per esempio: algida, ben suonata, inappuntabile ma senza pathos, senza quel quid in più a cui ci avevano abituato i
Sojourner, in alcuni punti simile a certe composizioni gotiche dei
Nightwish (e non per la cresciuta centralità della brava
Chloe nelle canzoni).
Non mancano -ovviamente data la qualità eccellente dei musicisti- gli episodi riusciti: "
The Apocalyptic Theater" mostra quell'oscurità malinconica e struggente che mi aveva fatto innamorare di loro, così come la folkeggiante "
Atonement", racchiusa in preziosi duetti vocali e partiture di piano ammalianti.
Un album più di facciata che di sostanza, nel quale manca l'oscurità gelida del black metal che fungeva da perfetto equilibratore alle melodie nelle quali i
Sojourner sono maestri. L'ascolto è comunque piacevole, un piacevole sottofondo per iniziare la giornata e non -purtroppo- la colonna sonora per abbracciare la notte, il momento in cui l'anima si fonde meglio con le note.
Nulla è perduto comunque, sono certo che dal prossimo disco celebrerò il ritorno dei "miei"
Sojourner.
Sojourner - "
The Apocalyptic Theater"
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