Sono passati ben sei anni dalla pubblicazione dell'esordio dei russi
Pyre “Human hecatomb” e, nel frattempo, quello che era un quartetto è diventato un terzetto perdendo per strada più di un batterista. Ma ciò non ha fatto perdere d'animo i Nostri: infatti
Dym Nox non si è occupato solo delle vocals e delle linee di basso del presente
“Chained to ossuaries”, ma anche delle parti dietro le pelli. Per altro con risultati più che discreti in quanto nasce come batterista
.
Nel caso vi foste persi
“Human hecatomb”, vi consiglio caldamente di recuperarlo o quanto meno di dargli una possibilità perchè, pur non scoprendo nuove strade di intendere il death metal, lo swedeath dei russi è di ottima fattura, da dare la misura a molte band che si cimentano sugli stessi sentieri.
Ma non siamo qui a tesser ulteriori lodi al debut, quello che ci interessa è l'ascolto delle nuove tracce composte dai
Pyre no?
Diciamo subito che
“Chained to ossuaries” non è una fotocopia di
“Human hecatomb”, bensì una sua naturale evoluzione mantenendo decisi punti di contatto con il passato.
Il suono è meno “zanzaroso” pur rimanendo fedele ai canoni dello swedish death metal – sempre sian lodati
Dismember ed
Unleashed! - ma a questo giro di danze i
Pyre mostrano il loro amore incondizionato per un'altra fondamentale band del death metal europeo, rallentando volutamente i battiti del metronomo in più di una occasione: e chi meglio gli
Asphyx è in grado di creare quello spesso, magmatico muro sonoro?
E' innegabile infatti che le tracce più rallentate dell'album – e mi riferisco alla stessa maligna titletrack, o a
“Acrosst the shores of emerald fractals”,
“Antae to nothingness”,
“Death's dawn call”, - hanno parecchi punti in contatto con la band olandese e ciò dona all'album una varietà che non può non esser apprezzata.
Non mancano ovviamente i brani più uptempo:
“Impaler the redeemer” è un siluro sparato dritto nelle orecchie, la successiva
“Wreath of the crucifix”, sostenuta da un bellicoso d-beat, è una classica scheggia in pieno trip da ascolti “indecenti & osceni”, mentre
“Ornaments of bones” e
“Disgraced and dethroned” sgomitano con furia controllata.
Con
“Chained to ossuaries” i
Pyre mostrano di aver maturato un maggiore eclettismo senza per questo ammorbidire la propria proposta musicale, armonizzando le proprie influenze in modo fluido e naturale.
Perchè alla fin fine gli ingredienti con cui si si può realizzare un album OSDM li conosciamo più o meno tutti no? Ma saper preparare un piatto gustoso che soddisfi il palato – o in questo caso l'udito – è solo per chi è davvero capace.
E i
Pyre appartengono a questa categoria.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?