Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:47 min.
Etichetta:AOR Heaven

Tracklist

  1. GONNA LET YOU GO
  2. WHAT CAN BE DONE
  3. BELIEVING
  4. CALLING ALL STATIONS
  5. KAYLEE
  6. THE DEVIL NEVER CRIES
  7. SHIVERING HANDS
  8. FINALLY
  9. THROUGH THE FIRE
  10. HOW DOES IT FEEL
  11. FALL

Line up

  • John Masaki: vocals
  • Svenn Huneide: bass, vocals
  • Tom Sennerud: guitars, keyboards, vocals
  • Geir Johnny Huneide: drums
  • Per Hillestad: guest on drums
  • Steinar Krokstad: guest on drums
  • Tommy Denander: guest on guitar
  • Bjørn Ole Rasch: guest on Mini Moog
  • Gunnar Westlie: guest on guitar

Voto medio utenti

Seppur in tempi di diffusa crisi discografica, non è inusuale assistere al “ritorno” di formazioni musicali che per svariate ragioni avevano interrotto la loro parabola artistica, e sarebbe interessante approfondire questo “fenomeno” apparentemente abbastanza inspiegabile, che coinvolge aspetti “pratici” come la disponibilità tecnologica e l’accessibilità dei mezzi d’incisione e altri più “romantici” come l’inesauribile passione di gruppi, label e rockofili.
Lungi dall’affrontare in questa sede una verbosa dissertazione in merito, limitiamoci ad accogliere con curiosità l’ennesima band che dopo un periodo d’inattività torna sul “luogo del delitto”, andando a ingrossare le fila dei talenti nordici impegnati nella trascrizione scandinava della migliore tradizione “adulta” statunitense.
Sono norvegesi, si chiamano Stoneflower, si formano nel 1996 e dopo un paio di dischi negli anni 2000 e diverse vicissitudini e cambi di line-up, decidono nel 2020 di tornare a produrre la loro delicata miscela sonora, sotto l’alto patrocinio della AOR Heaven.
Forte dell’ugola squillante di John Masaki, emersa agli onori della cronaca grazie a “Norwegian Idol“, “Finally” si rivela un dischetto gradevole, che tratta con una certa sensibilità il versante più vellutato e poppettoso del genere.
Le connessioni con A –Ha e Stage Dolls (tra gli ospiti Per Hillestad e Steinar Krokstad) appaiono così, in qualche modo sintomatiche, all’interno di un songwriting felpato e seducente, in cui le armonie appaiono pervase da un’elettricità soffusa, mai particolarmente spigolosa, elegante e a volte fin troppo “discreta” e ruffiana.
Con i nomi di Journey, Work Of Art, Toto (“Believing” è emblematica …) e dei conterranei Da Vinci (anche Gunnar Westlie tra i contributori dell’opera) a completare l’elenco dei plausibili riferimenti, il programma si snoda attraverso quarantasette minuti di confortevole e misurato contagio emotivo, e se qualche episodio in tale contesto appare un po’ anonimo, ci pensano l’openerGonna let you go”, la notturna “Calling all stations” e poi ancora le melodie adescanti della title-track, di “Through the fire” e “How does it feel”, nonché l’enfatico afflato sentimentale di “Fall” a rendere quello degli Stoneflower un come-back di classe, non puramente nostalgico e “ornamentale”, di cui potersi dichiarare complessivamente piuttosto soddisfatti.
Vuoi vedere che alla fine è la “passione” l’unico pungolo veramente essenziale di tutta la questione?
Recensione a cura di Marco Aimasso

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