Puntuali niente da dire, ogni 3 anni i Danesi rilasciano un nuovo album. Quest’ultimo, appena annunciato il titolo “
Covered in Colours” pensavo fosse la naturale antitesi del precedente e controverso “Covered in Black” album oscuro e ossessivo che descriveva un empirico viaggio nei meandri bui dell’animo umano (ottima colonna sonora durante la lettura di un romanzo di Carrisi). Invece il nuovo disco è realmente un disco di Cover. “Porca miseria” mi sono detto, ma come mai questa scelta? Io sono fondamentalmente restio e poco propenso alle cover, figuriamoci un album intero! (non so perché mi venga sempre in mente “Covertà”). Mi sono fiondato sul sito del gruppo e ho trovato risposte a tante cose che mi frullavano per la testa, e probabilmente sono le stesse domande che si è fatta anche la band (obbligatorio leggere quanto scritto da
Kim Olesen sul sito della band). Ho acquistato la versione digitale su Amazon ma mi sono ripromesso di prendere la versione fisica quanto prima. Scorrendo la tracklist si notano 2 cose fondamentali: Innanzitutto ovviamente la scelta delle songs, sono presenti pezzi molto diversi e distanti tra loro con artisti che vanno dai Voivod ai Genesis, dai Beatles agli Slayer, e band meno note come Under Byen o Steely Dan. La seconda “stranezza” che balza agli occhi è che hanno diviso l’album (il più lungo della loro discografia) in 5 momenti ben precisi dando ad ognuno un nome ed una collocazione ben precisa (Starters, The Jazz-Metal Lounge, The Beautiful Ones, The Eighties Corner e No, they didn’t...). Ed è forse proprio questo, quello che più ci fa capire tutto quello che sta dentro questo disco, la storia, i momenti, la passione, il sentimento, l’amore per la musica perché un artista la vive, la respira, la condivide e l’ascolta. “
Covered in Colours” rappresenta tutta la cronologia artistica di questa meravigliosa Band, tutta la musica che in qualche modo hanno respirato e che ha influenzato l’esistenza di ognuno di loro. Gli
Anubis Gate hanno preso pezzetti di storia (la loro storia ma anche la storia di ognuno di noi se vogliamo) li hanno fatti propri, li hanno totalemente stravolti e portati nel loro mondo fatto di classe e potenza, di un Progressive moderno, sfaccettato e con un gusto e una raffinatezza che non ha uguali! Andrebbe fatta una disanima track by track , ma risulterebbe stucchevole e poco appropriato per un disco del genere che va solo ascoltato più e più volte per comprenderne tutte le sfumature di colore. Gli
Anubis Gate hanno inciso il loro viaggio, lo hanno traslato in pura musica e ci hanno dato l’onore di fare tutto questo cammino insieme a loro. Qualcuno storcerà il naso sono sicuro (penso ad esempio alle cover pazzesche di “
Back in Black” degli AC/DC o “
Aggressive Perfector” degli Slayer), perché evidentemente hanno talmente reinterpretato e fatti propri i pezzi da renderli in alcuni casi distanti anni luce dall’originale e quasi irriconoscibili (e comunque ci vuole anche un coraggio incredibile a suonare una cover dei Visage !!). Ma dietro tutto questo c’è un lavoro uno studio e una ricerca meticolosa senza eguali, ed ecco che un “semplice” disco di Cover diventa il nuovo disco degli
Anubis Gate.
Non smetterete di ascoltarlo.
A cura di Edoardo "Amen" Turati
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