I norvegesi
Fatal Fusion cambiano label, e pubblicano il loro quarto album sotto la Apollon Records. "
Dissonant Minds" presenta al suo interno solo 4 tracce, ma la lunghezza raggiunge i 40 minuti, grazie soprattutto alla prima e all'ultima song, due lunghe suite. Le coordinate musicali del combo di Oslo sono solidamente intrecciate con la storia del progressive rock, soprattutto la cordata settantiana Genesis/ELP/primi King Crimson, ma è sicuramente la band di Peter Gabriel ad essere il centro di gravità permanente per i FF.
Apre le danze la lunga "
Coming forth by day", e notiamo subito un paio di cose: le strutture musicali, per quanto piacevoli, tendono a ripetersi un pò troppo, dilatando a volte inutilmente il tempo-canzone; secondo, la voce di
Knut Erik Grøntvedt è piacevole a tratti, a tratti invece troppo ruvida, quasi sgraziata, non sempre il timbro migliore per una lunga song così delicata e sfaccettata. La seconda
"Quo Vadimus" si regge su un eccellente lavoro di basso, cui si affiancano il mellotron e le altre tastiere, punteggiando il tutto grazie ad un arpeggio di chitarra Gilmouriana. Un brano più delicato, con suggestioni care a Parsons, che però si apre in una seconda parte quasi blues/funk, e ancora una volta la voce di Knut mi pare troppo sgraziata....
Terzo capitolo per la breve strumentale "
Beneath the Skydome", quasi un respiro di aria fresca dopo tante intricate partiture, e quasi un plagio ad "Us and Them" nel tema... Ancora una volta saranno le tastiere a dominare il brano, e così sarà per la conclusiva e lunghissima "
Broken Man pt 2", che nei suoi arzigogolati saliscendi non fa che confermare la qualità della band, e le piccole pecche di cui vi ho parlato finora.
Un album per appassionati del genere, insomma, piacevole ma a tratti prolisso, e poi quella voce, mmm.... Vabbè.
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