Mi piace tutto degli
Electric Mob … la loro “elettrizzante” denominazione, il cantante, la musica e persino l’origine geografica, che interrompe il primato anglosassone e, ancor di più, soprattutto nei tempi recenti, il dominio nordico del settore.
Brasiliani di Curitiba, pilotati dalla voce colossale di
Renan Zonta (una sorta di ribollente fusione timbrica tra
Chris Cornell,
Axl Rose e
Steven Tyler, emersa grazie a “
The Voice Brazil"), già accolto nell’esclusivo
club delle vere
new sensations della fonazione modulata (lo trovate anche nel nuovo albo di
Magnus Karlsson), i nostri attingono all’inesauribile fonte dell’
hard-rock blues aggiungendo un apprezzabile impulso “refrigerante” alla sfruttatissima materia sonora, per un risultato pervaso da un
feeling retrospettivo messo al “servizio” dei nostri tempi.
Così, se Led Zeppelin, Aerosmith, Guns n’ Roses, Great White, Soundgarden e Alter Bridge possono essere considerati plausibili riferimenti di “
Discharge”, tra i suoi solchi non troverete fastidiosi tentativi di abulica emulazione, abilmente evitati applicando una giusta dose di buongusto e ispirazione.
Beh, a ben
ascoltare, qualche piccola “sfacciataggine” è sporadicamente presente nel programma (con una maggiore concentrazione in “
Your ghost”, con un fischiettio e un’interpretazione che la rendono adatta tanto ai
fans dei G n’ R quanto a quelli …
ehm … dei Måneskin …), ma tutto sommato si tratta di “peccatucci” trascurabili quando poi il gruppo si dimostra capace di impregnare di febbrile intensità un impressionante numero di
voodoo hard-blues come “
Devil you know”, di aggiungere al radicato impasto sonico, in “
King’s ale”, un adescante tocco
sleazy, o ancora di allettare i sensi con le pulsazioni avvolgenti concesse a “
Got me runnin’”.
Ottime vibrazioni le regalano anche i fremiti di “
Far off”, l’
anthemico tributo agli Audioslave intitolato “
Gypsy touch” e la possente “
Upside down”, mentre sensazioni anche più vigorose vengono elargite dalle scansioni nervose e dalle emanazioni psichedeliche (figlie dei migliori Soundgarden) di “
1 2 3 Burn”, dal contagioso
groove funky di “
Higher than your heels” e dall’ombrosa “
Brand new rope”, che rievoca nella memoria qualcosa degli Alice In Chains meno psicotici.
L’ultima “scossa”, all’insegna di un intrigante approccio
Guns n’ Soundgarden-esco (!), la riserva “
We are wrong”, capace ancora una volta di puntare i riflettori sulla flessuosa laringe di
Zonta, di certo il fulcro di una formazione comunque di considerevole valore complessivo, per tecnica,
verve e sensibilità.
Con “
Discharge” gli
Electric Mob mettono a segno un eccellente debutto, che ci consente altresì di plaudere alle sapienti capacità di
scouting della
Frontiers Music … non male per un’etichetta discografica che molti si ostinano a considerare solo il rifugio per “vecchie glorie” e/o il feudo di scenografici
side-projects.
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