Finalmente è tra le nostre mani il secondo full length dei nostrani
Exoverse, combo italo-svizzero che ci aveva stupito col precedente
"Message from Eternity" e con il seguente EP
"X.Gate". La band di
Marco Pastorino e
Valerio Villa, questa volta, mette sul piatto un concept album arzigogolato e pieno zeppo di saliscendi, che merita ben più di un ascolto per essere fruito appieno.
"
Exoverse" si apre con la magniloquente strumentale "
Entropia", e già siamo su livelli altissimi; il pezzo potrebbe farvi venire alla mente certe soluzioni dei Dream Theater (che furono) e non a caso proprio
Jordan Rudess è ospite in questo brano (e nell'ultimo). A proposito, così mi tolgo il dente: qui di ospiti di tutto rispetto è pieno il disco, come potete vedere nella line-up a sinistra, a partire dalla presenza del portentoso
Thomas Lang su tutte le tracce di batteria; ma non è per i guest che "
Exoverse" merita di essere ascoltato, bensì per le composizioni che contiene. Già con "
XI" si parte per un viaggio in pieno prog-metal moderno di più di 10 minuti, con soluzioni musicali che a volte mi hanno ricordato i Vision Divine, a volte Ayreon, e con la voce di Marco a farla totalmente da padrona. Non mi ero mai soffermato più di tanto sull'aspetto vocale di Pastorino, ma con questo album Marco dimostra (per me) indubbiamente di avere una voce tra le migliori nel panorama metal italiano di oggi: potente, versatile, con un 'ruggito' sugli acuti davvero esaltante, ed un controllo ottimo nelle parti più sussurrate. Vedasi la track "
Odyssey", una carezza in punta di voce e tastiere, o la seguente "
Vortex", un classico prog-metal piece à la Dream Theater, dove la band risplende come non mai.
Ma siamo solo a metà album! "
Exodus" ci regala un bel duetto tra Marco e Tom Englund, "
Remember" è un brano infarcito di ospiti, che fa lievitare il valore assoluto di questo platter, così come la Rush-iana "
Safe" o l'imponente title track posta in fondo, con i suoi 23 minuti di puro prog metal d'autore. Non una nota è lasciata al caso, non un movimento viene sottovalutato, la prestazione di ogni singolo strumentista ha tutto lo spazio per mostrarsi e risplendere, pur senza esagerare con solos o sbrodolatine varie. Qui c'è il fumo e c'è pur dell'arrosto buonissimo, credetemi.
Sono felice di vedere che una delle realtà più promettenti del passato recente abbia continuato nel solco della qualità. Bentornati
Virtual Symmetry, gran bel disco.
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