Quinto album in studio per i finlandesi Förgjord, un gruppo che ho sempre considerato "difficile" da ascoltare.
Non che la loro proposta sia in qualche modo avantgaurdistica, qui parliamo "solo" di black metal, ma il loro saper far convivere tante anime diverse all'interno dello stesso suono rappresenta un ostacolo alla fruizione dei loro lavori.
Ovviamente il nuovo "Laulu Kuolemasta", vista l'immunità che i nostri hanno a qualunque forma di commercializzazione, non fa eccezione a quanto detto finora.
Undici brani molto personali, dunque, nei quali i Förgjord, calati nelle tenebre più buie e spaventose, alternano classico black metal, momenti atmosferici da brividi, accenni di epicità, riferimenti alla dark wave anni '80, black'n'roll da far muovere il culo anche ai morti, DSBM da uccidere quegli stessi morti, il tutto sorretto da una registrazione rigorosamente lo-fi ed avvolto in una sulfurea aria da inferno che le urla di Prokrustes Thanatos rendono palpabile ed ancora più maleodorante e malata.
"Laulu Kuolemasta" è, nella sostanza delle cose, il suono della morte (non a caso il titolo significa "Una canzone sulla morte"), quel suono, cioè, che ci atterrisce ma che, al tempo stesso, esercita il suo fascino morboso su di noi regalandoci uno degli album più ricchi di odio e malignità che io abbia ascoltato recentemente, fermo restando, come dicevo all'inizio, che questo ascolto è tutto tranne che facile.
Se non conoscete i Förgjord, vi consiglio di dare loro una possibilità: potreste odiarli o essere risucchiati nel loro odio.
Per quanto mi riguarda, ancora una volta, siamo al cospetto di un disco di culto.