Copertina 7,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2020
Durata:47 min.
Etichetta:Karisma Records

Tracklist

  1. I VOW TO THEE, MY SCREEN
  2. LULLABY FOR MODERN KIDS PT.1
  3. LULLABY FOR MODERN KIDS PT.2
  4. HIGH-TECH PARENT
  5. MADNESS AND MAGIC
  6. HEAVEN IN YOUR EYE

Line up

  • Jostein Smeby: guitar, vocals
  • Erik Paulsen: bass, vocals
  • Stig Jorgensen: organ, vocals
  • Eskil Nyhus: drums
  • Alessandro Elide: percussion

Voto medio utenti

Grande gusto estetico, eleganza, morbidezza, leggerezza nelle soluzioni ed atmosfera pienamente romantica, sono le componenti che caratterizzano da sempre il sound degli Arabs in Aspic. Da oltre quindici anni la band norvegese tiene alta la bandiera del più puro progressive-rock settantiano, ispirandosi in maniera assolutamente palese agli storici alfieri del genere: Genesis, King Crimson, Yes, Gentle Giant. Lunghi percorsi dilatati, ridondanti, arabescati, che però riescono a ravvivare la magia color pastello dell'epoca d'oro di questo stile, grazie alla bravura strumentale di questi musicisti ed alla loro capacità alchemica di elaborare in maniera attuale gli elementi "early-70".
"Madness and magic" è il sesto album per la formazione di Trondheim e si apre con l'arpeggio malinconico che introduce la complessa "I vow to thee, my screen", un brano che sembra provenire davvero da un'altra epoca musicale. Otto minuti di pennellate rock leggiadre, con passaggi dai toni brumosi che evocano la campagna inglese e le sue fiabesche leggende. Un uso sapiente delle percussioni e delle tastiere dona maggiore spessore rock ad un percorso che evoca in ogni nota i Genesis più lunari.
Molto più alla Gentle Giant la seguente "Lullaby for modern kids pt.1", dove le armonie vocali un pò stravaganti (citerei anche i Gong) si sposano con un groove circolare e carezzevole. Quando emerge il lirismo chitarristico di Jostein Smeby, la mente non può non ritornare ad un album leggendario come "Three friends". E questo va inteso come un grande complimento al quintetto scandinavo.
"High-tech parent" mostra invece delle venature quasi funky-jazz ed è la traccia più orecchiabile e scanzonata in scaletta. Un esercizio di stile meno progressivo ma ugualmente raffinato. Spiccano le tastiere quasi Lord-iane di Stig Jorgensen, in un brano piacevole pur se non memorabile.
La title-track è perfino troppo soffusa e diafana, nella sua essenza di ballad emozionale elettroacustica dal tenore impalpabile. Qui il gruppo scivola in uno dei difetti classici del genere: la lungaggine autocelebrativa. Molta cura nei dettagli, nella scelta delle sonorità, nell'articolazione del brano, ma un pò avara di mordente ed incisività.
Impressiona invece la suite "Heaven in your eye", sedici minuti di prog-rock settantiano da manuale. Una sorta di "Supper's ready" dei tempi moderni, che potrebbe essere stata composta da Gabriel e soci ai tempi di "Foxtrot". Impossibile sintetizzare le innumerevoli giravolte di questa estesa canzone, una piccola gemma che un tempo sarebbe stata definita "romantic-rock" nel senso pieno del termine. Momenti placidi e riflessivi, atmosfere da menestrelli ammalianti, impennate psycho-progressive, si incastrano e si snodano come in un'opera barocca. Chi ama le suite elaborate e magniloquenti, si troverà perfettamente a proprio agio attraverso le labirintiche evoluzioni di questo pezzo.
Gli Arabs in Aspic sono una band che definire retrò è prefino banale. Preferisco considerarli prosecutori contemporanei di uno stile musicale che evidentemente non ha ancora del tutto esaurito il proprio fascino, attraverso un'attitudine avvolgente e raffinata di interpretare il rock che origina nel lontano passato. Se amate il rock progressivo anni '70, date fiducia a questo lavoro.

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