Che disco strano...
Arrivano al secondo full length i modenesi
Constraint, dopo un sostanzioso cambio di line-up e di indirizzo musicale. La formazione attuale, infatti, si indirizza verso sonorità più ariose e atmosferiche, decidendo scientemente di sacrificare qualche oncia di potenza e di doppia cassa sull'altare del 'mood', e tentando (spesso riuscendoci) di catturare l'ascoltatore con i guanti, e non con le sberle.
Ma obiettivamente, anche le sberle non mancherebbero: si ascoltino a mò di esempio "
Einmal ist Keinmal" o "
Eerie Euphoria", che ben mostrano le doti dei nostri. Vero è, d'altra parte, che la voce da 'mezzosoprano leggero' di
Beatrice viene molto più valorizzata da brani eterogenei e cangianti, come "
Golden Threads" o "
The Big (B)end", che concedono alla singer dei saliscendi emotivi sui quali pattinare con perizia.
Il grande ostacolo di "
Tides of Entropy", per chi vi scrive, è più che altro una mancanza di direzione, come se la band, pur di assecondare le varie sfaccettature della propria proposta musicale, finisse paradossalmente per smarrire un'identità ben definita, lasciandomi più di una volta interdetto all'interno del singolo brano, dove i (fin troppo eccessivi) cambi di mood rischiano di distrarre eccessivamente l'ascoltatore. E sì che, grazie anche all'uso sapiente del violino, i brani sanno acquisire spessore e personalità. Una produzione un filo più 'rotonda' e un songwriting più maturo e coerente potrebbero dare la giusta sistemazione ad un prodotto che sarebbe già artisticamente interessante e degno di attenzione.
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