Il Limbo al tempo del sommo
Dante Alighieri era il posto dove andavano le anime non battezzate e i bambini mai nati.
Ma per i portoghesi
Gaerea, giunti al secondo album sotto le ali della label francese
Season Of Mist, è un luogo di disperazione.
Basta vedere il dipinto di copertina che sembra dipinto da un allievo del pittore
Edward Munch, l’immagine ci comunica con la figura in primo piano la sensazione di disorientamento e perdita del proprio io.
L’opener e primo singolo “
To ain” è potente, dissonante e quadrata c’è un pizzichino dei
Behemoth, le chitarre in tremolo sono malsane; cavalcata lenta, imperiosa con un vocione in growl e cambi di tempo serrati con anche l’aggiunta di un tappeto atmosferico in sottofondo.
L’assalto in blast beat è ricco di sfumature melodiche dall’anima malinconica con uno screaming doloroso e urlato; ad aumentare il pathos ecco la parte arpeggiata posta a inframezzo nella composizione con uno screaming che grida sofferenza.
“
Null”, parte con decise rullate per poi ecco un solido black metal sorretto da un growl possente e rabbioso, anche qui la marcia cambia da tempi tellurici a cadenze più lente con un lavoro melodico di chitarre che nonostante l’impatto estremo della proposta vogliono sottolineare.
“
Conspiranoia” è uno dei brani più belli e intensi del lavoro, sembra quasi una strumentale; apertura malsana con una chitarra maligna e parti quadrate di batteria cadenzate, si avverte un senso epico nerissimo e maligno.
Ecco che al quarto minuto parte l’assalto in blast beats con lo screaming sempre sugli scudi e le chitarre che delineano note melanconiche; sul finale il brano non smette di pestare con gusto grazie ad un bel lavoro di doppia cassa.
“
Mare” chiude il lavoro in lunghezza, è il brano più lungo del disco; partenza lenta, dissonante e nerissima, anche qui il senso di sacralità malsana è percepibile, poi ecco l’assalto in blast beats senza pietà alcuna.
I cambi di tempo sono vari e si alternano con un bel lavoro di chitarre dalle linee melodiche ricche di pathos udibili nonostante la distorsione; un gran bel brano che non stanca e non annoia perché il saliscendi emotivo rende gustoso il tutto, sul finale la conclusione è destinata ad un arpeggio di chitarra gonfio di tristezza.
Un lavoro che certamente alza il tiro della band lusitana, un album che sa comunicare bene la disperazione e il senso di annientamento con rabbia e tristezza; bentornati e da avere.
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