Copertina 8,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2020
Durata:46 min.
Etichetta:Relapse Records

Tracklist

  1. RITUAL IMPURITY (SEVEN OF THE SKY IS ONE)
  2. PROPITIATION
  3. ENTRAILS OF THE HAG QUEEN
  4. GUARDIANS FROM THE PRIMEVAL
  5. BLACK FATHOM’S FIRE
  6. IGNIS FATUUS
  7. CHANT OF FORMLESS DREAD
  8. SHADOW-BLADE MASTERS OF TEMPEST AND MAELSTROM
  9. SCRIBES OF THE STYGIAN
  10. UNBORN AMBROSIA
  11. FURY’S MANIFESTO
  12. SIEGE HIVE

Line up

  • Sonny Lombardozzi: Guitars
  • John McEntee: Guitars, Vocals
  • Kyle Severn: Drums
  • Chuck Sherwood: Bass

Voto medio utenti

All’interno del nostro mondo musicale ci sono band che si trascinano da anni fiacche e stanche pubblicazione dopo pubblicazione, incapaci di avere un guizzo creativo degno di nota e che si limitano a vivacchiare senza arte né parte.
E poi ci sono band che sembra abbiano fatto il patto con il Diavolo.

Regolari nel produrre lavori dall’alto standard qualitativo e che ancora possiedono un vigore e una voglia nonostante l’inesorabile passare degli anni. Inutile dire che gli Incantation appartengono a quest’ultima categoria: trenta anni di carriera, fra i gruppi creatori e codificatori del death/doom e nere musa ispiratrice di una miriade di band estreme.

E tre anni dopo “Profane nexus”, “Sect of vile divinities” è qui per ricordare a tutti noi il perché gli Incantation sono annoverati fra i Grandi del genere. Il quartetto americano ha tirato fuori un lavoro a dir poco strepitoso, dodici canzoni taglienti, ipnotiche, luciferine in cui è giusto tributare i dovuti onori al lavoro di Dan Swanö che è riuscito a tirare fuori il classico coniglio dal cilindro superando il già eccellente risultato che aveva ottenuto con “Profane nexus”.

La tripletta iniziale “Ritual impurity”, “Propitiation” (il mio pezzo preferito) e “Entrails of the hag queen” da sola vale l’acquisto dell’album, con la coppia McEntee/Lombardozzi a macinare riff come se avessero un’orda di diavoli alle calcagna, ma è tutto il disco a godere di un felicissimo status di grazia oscura, senza avere cadute di tono o tensione. Evidentemente l’esperienza non si compra al supermercato, e la band sa esattamente quando deve accelerare e quando (e dove) inserire sinistri rallentamenti doom senza per questo autocitarsi o autocompiacersi ed evitando di specchiarsi con vanità nello specchio di ciò che hanno già fatto in passato.

Altro punto di forza di “Sect of vile divinities” è la sua scorrevolezza. Il dna death/doom non è in discussione si intende, ma è innegabile che durante l’ascolto non si abbia mai la sensazione di esser rimanere bloccati o impantanati.

John McEntee e Soci vivono una seconda giovinezza invidiabile, raccogliendo con gli interessi ciò che hanno seminato per una vita. Fieri e a testa alta.

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 12 ott 2020 alle 21:27

Personalmente ho preferito sensibilmente il precedente, in particolare proprio a livello di suoni. comunque anche questo è un disco ben più che godibile e ben sopra la media per quanto riguarda le uscite in ambito death metal, sia per personalità che per resa complessiva.

Inserito il 29 ago 2020 alle 14:48

Preso Corpse, e devo dire che un lavoro così intenso, oscuro, maligno e doom con qualche momento di melodia è raro, per me uno dei dischi dell'anno!

Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.