Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:43 min.
Etichetta:Relapse Records

Tracklist

  1. FEELING SO LOW
  2. AFRAID TO LIVE
  3. LOVEBLIND
  4. THE CHOICE
  5. FEAR AND SACRIFICE
  6. BRINGS YOU DOWN
  7. EVIL EYE
  8. EXASPERATOR

Line up

  • Jake Adams: guitar, vocals
  • Pete Adams: guitar, vocals
  • Alan Fary: bass
  • Warren Hawkins: drums

Voto medio utenti

Nati intorno al 2002, i Valkyrie di Harrisonburg, Virginia, sgomitano da tempo per farsi largo nell'affollato settore del doom rock. Intorno ai fondatori, i fratelli Jake e Pete Adams (cantanti e chitarristi) sono già transitati molti musicisti, segno di una line-up non proprio granitica, tra i quali spicca il cult-veteran Gary Isom, già drummer di Spirit Caravan e Pentagram. Adesso la formazione vede al basso Alan Fary (dal 2007) ed alla batteria Warren Hawkins (dal 2012).
Questo "Fear" è il quarto album della band, seguito del precedente "Shadows" (2015, sempre per Relapse), di "Man of two visions" (2010, Noble Origin) e dell'esordio "Valkyrie" (2006, Twin Earth Records).

Lo stile si colloca in un territorio trasversale che comprende strutture proto-metal, cenni di Nwobhm ed atmosfere uggiose di matrice doom. In svariati passaggi strumentali mi hanno ricordato gli ottimi Bible of the Devil, con i quali infatti hanno condiviso uno split nel 2008. Domina il rifferama ed i turgidi assoli dei due fratelli, con evidenti echi dei primi Maiden/Judas Priest, ma con colorazione più Sabbathiana che metallica. Si potrebbe definire un dark-proto-metal alla Pale Divine, Ruby the Hatchet, Witchcraft, The Sword, Red Fang. Strutture hard abbastanza complesse, elaborate, che coniugano la secca energia rock con il mood melodico del doom spirituale contemporaneo. Molto valido, ben congegnato, con spunti di buona eleganza e momenti davvero coinvolgenti, sia per liricità che per dinamismo.
Uno dei punti di forza della band americana sono gli assoli incrociati e l'impostazione vocale con una spolverata di drammaticità catchy, come emerge fin dall'ottima opener "Feeling so low". Il tono del cantato ricorda molto quello di Magnus Pelander, mentre il solismo è puro e caldo hard rock d'annata. La ritmica vagamente marziale aumenta il tasso energetico, per un brano di eccellente fattura. Poi ci sono episodi più meditativi, evocativi, come la sofferta e tesa "Afraid to live" (molto Spirit Caravan) o l'estesa "The Choice", che però scivola un po nella monotonia. Meglio l'intricata "Fear and sacrifice", che sembra un mix tra The Sword e Blue Oyster Cult, dove intensità, cambi di tempo, drumming poderoso ed assoli debordanti, ci regalano sei minuti di godurioso rock sospeso tra modernità e radici settantiane. Forse il brano più significativo del lavoro.
Lavoro che perde mordente nella parte finale, con la dark-ballad "Brings you down", raffinata ma poco incisiva anche se cerca di riscattarsi con l'impetuosa seconda metà, una solida e convenzionale "Evil eye" molto simile alle cose dei Bible of the Devil ed il breve strumentale intimista "Exasperator".

Da un lato grande lavoro chitarristico, assoli fiammeggianti, sufficiente attitudine melodica, buona coesione ed energia generale. Dall'altro un songwriting che mostra alcune cadute di tensione e potrebbe essere migliorato. Nell'insieme un disco onesto e dignitoso, non eccelso ma neppure trascurabile, mediamente più interessante di molte cose che vengono prodotte oggi. Lo consiglio soprattutto agli amanti delle tante bands citate nella recensione, se sono alla ricerca di un disco piacevole ma non sbalorditivo in ambito doom rock.

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