Dopo ben sette anni dal penultimo lavoro “
Blodsvept” ecco che tornano i troll finlandesi.
La compagine capitanata dal buon
Vreth torna con un lavoro dove la componente folk è un ottimo incentivo alle composizioni create dai nostri.
Rispetto al precedente lavoro i brani sono più pesanti e ritmati, la volontà del gruppo è quella di divertire l’ascoltatore con una formula ben rodata che li segue fin dalle origini.
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Vaktaren” è l’intro che apre il lavoro; una composizione orchestrale dall’impatto epicheggiante che apre ad uno dei piatti forti del disco.
Già, il primo brano “
Att doda med en sten” può essere considerato uno dei piatti forti dell’intero lavoro.
Attacco diretto in blast beats con tastiere e un sapore black metal per poi ecco avanzare tellurica la marcia con chitarre serrate e il singer che usa lo screaming.
La melodia malsana pervade il brano, le chitarre irrompono durante l’intermezzo cadenzato per poi lasciare spazio a parti in blast beat e speed con urla declamatorie.
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Granars vag”, prende il via con chitarre acustiche e fisarmonica; le armonie folk vengono poi amplificate dall’attacco tipico dei nostri allegro e trascinante che sicuramente scatenerà un putiferio dal vivo.
Chitarroni serrati, parti melodiche e un chorus che ti entra in testa; le melodie della tastiera ti mettono addosso una voglia di scapocciare, brano che è trascinante.
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Forsen” è un altro asso di questo lavoro; brano epico, cadenzato con chitarre dirette e si sente la struttura estrema in alcuni riff.
La parte folk è messa sottotraccia ma è ben udibile in alcuni frangenti; anche qui la melodia è ben presente a bilanciare il brano.
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Myren”, attacca a testa bassa con un impeto quasi punk dall’urgenza veloce e diretta.
Anche in questo brano il pogo è assicurato e le tastiere menano le danze in allegria; le chitarre sullo sfondo intessono trame serrate e la sezione ritmica trotta veloce anche in up tempo.
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Ylaren” chiude il tutto con un afflato epico, arcigno e denso di soluzioni pesanti.
Brano pesante con chitarre scure dove il violino traccia melodie quasi tzigane; ci sono aperture epicheggianti dove
Vreth usa un tono narrato e i cori seguono la melodia.
Sul finale il tutto accellera con robusti innesti di doppia cassa con anche parti in blast beats e riff di classe estrema.
Un album che è una sicurezza e soprattutto tiene conto che il tempo passato non è trascorso invano, ma anzi è servito a generare un bel disco.