Gli americani
Hexx sono dei beautiful loosers della scena metal americana, perché purtroppo pur facendo del solido Us metal questo non ha garantito una fortuna a livello discografico.
Fin dal buon esordio “
No Escape” al secondo album “
Under The Spell”, la band statunitense non ha goduto del supporto meritato sul campo anche per disattenzione della
Shrapnel la label fondata da
Mike Varney.
Negli anni 90 i nostri hanno persino cambiato genere snaturando il loro suono in un death metal che ha causato lo scioglimento della formazione.
Questo è il secondo album post reunion e devo dire se già il come back mi aveva entusiasmato, ecco che questo mi da ancora più fiducia.
Perché questo lavoro conferma la bontà, la grinta che questi musicisti mettono in campo e l’amore verso certe sonorità che qualcuno direbbe sorpassate, ma in verità ad avercene di attributi come quelli posseduti da queste persone.
Basta sentire l’opener “
Watch me burn” dall’attacco power thrash per sentirsi l’energia addosso e soprattutto la voglia di fare headbanging ciondolando al ritmo dei riff generati dalle chitarre.
Il chorus è bello pieno e pronto per essere cantato on stage, il solo è bruciante, di puro acciaio fuso.
Neanche un minuto di riposo che arriva la titletrack con riff serrati di puro Us metal su un up tempo veloce e una voce evocativa.
Il singer adotta anche un timbro narrante per puntare il dito contro certi preti dal comportamento non proprio specchiato, il tutto poi ecco deflagrare nel chorus.
“
Beautiful lies”, è un bell’up tempo serrato e coinvolgente con melodia trascinante di buon impianto power americano.
Il chorus è ben fatto e i cori aiutano il singer nell’alzare il timbro del brano.
“
Strive the grave”, è un roccioso mid tempo dalla cadenza Us metal cattiva e con un riff di alta scuola.
Il solo è perfetto, melodico e letale e il mood è oscuro il giusto, anche qui il graffio thrashy è riconoscibile nella struttura delle chitarre.
Un disco che conferma lo stato di grazia dei nostri, non avranno mai assaporato le glorie degli anni 80, ma sono invecchiati molto bene; meno al portafogli ragazzi.
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