Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:49 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. RUSH HOUR
  2. NO WAY OUT
  3. JANE’S CAROUSEL
  4. ACROSS THE STREET
  5. DON’T COME EASY
  6. TAXI DRIVER
  7. DISTANT LOVE
  8. ROUNDABOUT
  9. ROAD OF DREAMS
  10. HOPE HILL
  11. SOUND OF THE CITY

Line up

  • Gui Oliver: vocals
  • Felipe Souzza: drums
  • Marcelo Gelbcke: guitars
  • Thiago Forbeci: bass

Voto medio utenti

Arri vano da Curitiba, si chiamano Landfall e vanno senza ombra di dubbio segnalati a tutti gli estimatori della melodia muscolare, materia che trattano con disinvoltura e competenza, dimostrandosi fin da questo esordio un gruppo di buonissimo livello.
Mescolando sagacemente class-metal, hard-rock e AOR, “The turning point” piacerà, dunque a chi considera Journey, Mr. Big, Dokken e Hurricane capisaldi del suo percorso di musicofilo, in cui i nostri si possono inserire con un prodotto discografico magari non ancora pienamente esaltante e ciononostante di certo superiore alla media.
Grazie alla voce erudita e ispirata di Gui Oliver (un sagace ammiratore di Steve Perry ed Eric Martin, già apprezzato negli Auras), al fraseggio incisivo e sensibile di Marcelo Gelbcke e al funzionale duo ritmico formato Thiago Forbeci e Felipe Souzza, i brasiliani sfornano una successione di brani alimentati da un songwriting piacevole e appagante, da “consumare” ripetutamente senza dover subire l’onta dello skip.
Si parte in maniera egregia con le fibre sonore aitanti e accessibili di “Rush hour” e “No way out”, ma per quanto mi riguarda il programma riserva emozioni anche più intense in “Jane’s carousel”, “Across the street”, nella passionale "Don’t come easy” (la mia preferita in assoluto …) e poi ancora in “Roundabout” (una sorta di felice interpolazione tra Van-Halen, Mr. Big ed Extreme) e nella spirituale “Hope hill”, tutte tracce in cui i Landfall sembrano condensare le loro migliori qualità espressive, mettendo a frutto in modo focalizzato l’immarcescibile lezione dei maestri del genere, ostentando una notevole classe pur nella “prevedibilità” dell’approccio musicale.
La bella grinta di “Taxi driver”, le suggestioni Journey-iane della romantica “Distant love”, della viscosa “Road of dreams” e della sciccheria adulta “Sound of the city” incrementano le buone vibrazioni di un ascolto che conferma il “fiuto” e la competenza della Frontiers Music nell’arricchire di promettenti “nomi nuovi” il suo invidiabile e prestigioso roster, per la gioia di chi adora i “classici” e non smette di cercare proseliti all’altezza della situazione.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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