Questa, cari
AOR-sters al’ascolto, è una di quelle delizie di
rock raffinato e di gran classe che non deve proprio mancare nelle vostre preziose collezioni discografiche.
Ora, confidando nella preparazione dei nostri lettori, sono sicuro che una definizione perentoria di questo tipo apparirà ai loro occhi superflua e scontata, ma qualora qualcuno là fuori malauguratamente non conoscesse la grandezza dell’unico albo eponimo dei
Diamond In The Rough, forniamo, sfruttando l’occasione di questa riedizione su
AOR Heaven (ne esiste un’analoga della Long Island), alcune indicazioni sull’opera e sui suoi autori.
Nato da un’iniziativa del tastierista canadese
Lewis Nitikman (noto anche per la militanza negli Stonebolt) e del cantante
Dave Buckthorpe, il gruppo coagula al suo interno numerose personalità musicali della scena di Vancouver, arrivando, dopo varie vicissitudini a incidere il disco nei celebri
Metal Works Studios, la “casa” dei leggendari Triumph (con lo stesso
Rik Emmett che concede la sua favolosa chitarra all’
opener “
Walk on the wire”).
Uscito nel 1988 su etichetta Virgin, “
Diamond in the rough”, ottenne buoni riscontri commerciali, tuttavia non sufficienti a dare un seguito alla scintillante coalizione artistica, che si dissolse ben presto consegnando
Buckthorpe a una proficua carriera di compositore (lo troviamo in “
Into the street“ dei Boulevard) e
Nitikman a collaborazioni di rilievo, con il cantautore
John Reilly, e poi con
Troy Reid (Agent) e
Ray Roper (Stonebolt), culminate nella pubblicazione di “
New dawn” degli Stranded (edito da Escape Music nel 2019).
Arrivando ai contenuti di tale
sciccheria, diciamo che siamo di fronte ad un piccolo trattato di sonorità adulte intinte di sfumature
techno-pop, per il quale si possono citare MTB, Toto, Ambrosia, Glass Tiger, Level 42 e gli stessi Boulevard come plausibili riferimenti da elargire all’ascoltatore ignaro.
Difficile trovare un momento debole nel programma (arricchito da due brillanti
bonus, “
I believe in this love“, cantata da
Reid, e la sbarazzina “
Tell me“), ma se volete un’idea nitida dell’estetica inappuntabile e dell’irretente dosaggio dei vari elementi sonori di cui i nostri sono capaci, vi consiglio in prima istanza la
verve di “
Walk in the wire”, la malinconica "
Ain’t good lovin’” (non lontana dai REO Speedwagon), la
pomp-osa “
When it’s all said and done”, la ballata “
I wish there was a way” e la Toto-
esca "
Run from the dark”, tutta “roba” concepita per mandare in estasi tutti i cultori del
rock “radiofonico”
ottantiano.
Agli amanti della
West-coast music affidiamo le perle “
Where is love” e “
Stand and deliver”, a chi non disdegna le pulsazioni di
funky tecnologico è rivolta “
Sultry lady”, mentre le introspezioni crepuscolari di “
Thief in the night” e “
Young of heart” sono perfette per cercare di carpire i “segreti” di una forma di
easy listening sofisticato ed emotivamente catalizzante.
Null’altro da aggiungere, se non esortarvi, nel caso abbiate intenzione di porre rimedio a una mancanza “ingiustificabile”, a un celere accaparramento di questa irrinunciabile ristampa, limitata a sole cinquecento copie e reperibile esclusivamente attraverso il contatto diretto con l’encomiabile etichetta tedesca che lo patrocina.