Copertina 7

Info

Anno di uscita:2022
Durata:43 min.
Etichetta:Metalville

Tracklist

  1. ROCK BOTTOM REVOLUTION
  2. TROUBLE MAKER
  3. THE DEVIL U KNOW
  4. FREAK SHOW
  5. HEAVEN'S WHERE WE ARE
  6. STILL ALIVE
  7. HIGHWAY ROME
  8. RED DRESS
  9. SPITFIRE WOMAN
  10. ELEVATE

Line up

  • Lee Aaron: vocals
  • Sean Kelly: guitars
  • Dave Reimer: bass
  • John Cody: drums

Voto medio utenti

Prendi una donna, trattala male, lascia che ti aspetti per ... “settimane” …” parafrasiamo le immortali parole del poeta per accompagnare il ritardo con cui tratto il nuovo disco di Lee Aaron, uscito ormai da qualche tempo per l’etichetta Metalville Records.
Nella (“vagamente” illusoria …) speranza che la rockeuse canadese attendesse con ansia il mio commento al suo “Elevate”, diciamo subito che i contenuti artistici dell’opera proseguono nel solco del classic-rock dei tempi recenti, accentuando di un pizzico la componente poppettosa della proposta musicale.
Una scelta non pienamente condivisibile, in realtà, dal momento che avevo apprezzato parecchio l’equilibrio e l’intensità emozionale con cui nei lavori precedenti erano stati toccati un po’ tutti gli stili che hanno reso la cantante un modello per tante sue seguaci.
Rimane intatta la classe, il carisma, il talento innato e il sex-appeal di una vera Maestra della fonazione modulata, declinati però attraverso troppe canzoni oltremodo “vaporose”, che dopo un’iniziale infatuazione svaniscono nell’etere con eccessiva facilità.
E pensare che l’incipit aveva lasciato ben sperare, grazie a una “Rock bottom revolution”, che un po’ “fantasiosamente” potremmo definire una sorta di fusione “al femminile” tra ZZ Top e AC / DC, seguita dal blues “radiofonico” “Trouble maker”, “roba” di certo non “rivoluzionaria” ma abbastanza godibile.
Le successive “The devil U know” e “Freak show” solcano territori a metà strada tra grunge, alt-rock e power-pop con risultati contrastanti e se con “Heaven's where we are” e la pulsante “Still alive”, il disco recupera l’efficacia di melodie ammiccanti e dinamiche, la Avril Lavigne-escaHighway Romeo” e la leziosa ballata “Red dress” (nonostante la splendida interpretazione vocale) ritornano a galleggiare sui sensi lusingandoli senza assoggettarli a fondo.
Per ricevere la prima vera “scossa” della raccolta bisogna attendere “Spitfire woman” (impreziosita da un cameo di violino elettrico concesso da Karen Barg), davvero coinvolgente nel suo strisciante crescendo armonico e pure la title-track finale, un anthem contraddistinto da vaghe atmosfere new-wave, fornisce buone vibrazioni all’astante.
Insomma, riprendendo il celebre trattato di filosofia sentimentale di Ferradini con cui ho aperto la disamina, Lee Aaron non merita per nulla di essere “maltrattata”, l’ammirazione e la stima nei suoi confronti rimangono immutate, anche se “Elevate” si rivela leggermente al di sotto dei suoi standard … non rimane che lasciare “aperta la porta del cuore” (e delle orecchie) spronando la Lady-Rock per eccellenza a ritrovare prontamente lo slancio espressivo con cui ha affrontato il terzo millennio.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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