I catanesi Non Of Us vantano ottime credenziali per il loro disco di debutto, prodotto da Frank Andiver dei Labirynth, mixato da Kurt Ballou dei Coverge, promossi dalla Alkemist Fanatix di Carlo Bellotti dei GF93, il quale duetta con il singer Davide su “Twice Again”, quinto pezzo di questo “Further Hangin’ Menace”.
Se le credenziali sono ottime, non si può dire lo stesso del sound della band, troppo appiattito sui dettami screamo-core, dettami veramente fastidiosi quando il singer e la melodia non smettono di viaggiare in overdrive per tutti i 45 minuti del disco, quando non debitori dei Deftones di “White Pony”, e il paragone non sia fuorviante, in quanto ai None Of Us manca la classe e la capacità di Chino Moreno e soci.
Pur tuttavia bisogna riconoscere che i pezzi hanno un certo tiro, supportati da un’ottima produzione, e se presi a dosi non massicce sono finanche piacevoli, anche se troppo ripetitivi. L’effetto deja-vù è però, secondo me, tipico di questo tipo di sound, quindi non addebitabile alle capacità compositive della band, la quale ce la mette tutta e a livello di intensità offre una prova decisamente convincente.
I pezzi sicuramente migliori sono, guardacaso, la cover dei Pixies “Debaser” (che per inciso non conosco, ma qui risulta un pezzo veramente bello e coinvolgente), e la conclusiva “A Special Disease”, pezzo più meditato e atmosferico rispetto ai precedenti, parte piano piano e poi cresce col passare dei secondi.
In definitiva un disco che non faticherà a piacere agli irriducibili del genere, ma che per quel che mi riguarda ampiamente trascurabile.
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