Il progressive metal sinfonico è materia difficile, ma fortunatamente i
Wilderun non sono dei novellini. Nati nel 2008,
“Veil Of Imagination” è il loro terzo album, originariamente autoprodotto e uscito nel 2019, e ripubblicato quest’anno dalla sempre attenta
Century Media Records.
Era dai tempi del primo (e unico) album degli
Earthside che non ascoltavo qualcosa di assimilabile e di altrettanto convincente. Quella degli americani è una formula elaborata ma allo stesso tempo accessibile, che parte da solide e raffinate tessiture sinfoniche/bucoliche (
Wayne Ingram ha fatto parte dello staff di Hans Zimmer) che arrivano ad abbracciare il death metal degli
Opeth “di una volta” (molto presenti in episodi come
“The Unimaginable Zero Summer” o
“The Tyranny Of Imagination”) e il sound più imprevedibile di
Devin Townsend (è il caso delle battagliere - e un po’ folli -
“O Resolution!” o
“Far From Where Dreams Unfurl”).
La voce di
Evan Anderson Berry è calda e magnetica, uno strano e incredibile incrocio tra Roy Khan e Steve Hogarth, ed è in grado di dare profondità ai brani anche nei momenti più densi e spigolosi (penso all’ottima
“Scentless Core” o alla conclusiva
“When The Fire And The Rose Were On”).
Classe e coraggio: cosa chiedere di più?
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