Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2020
Durata:22 min.
Etichetta:I, Voidhanger Records

Tracklist

  1. PERILOUS FLESH AND THE DEVOURING LIGHT
  2. FLAGELLATION LITANIES

Line up

  • Valkenstijn: invocations
  • Antinomous: guitars, composition
  • S.: bass, psalms

Voto medio utenti

Inesorabile.
Questo ho pensato dopo aver terminato l'ascolto dei due brani, per oltre venti minuti, che compongono l'EP di esordio dei greci Kosmovorous che con "Glorification Sermons" piazzano un colpo di assoluto valore all'interno dell'affollatissima scena Black Metal dalla quale, immediatamente, si distaccano per genialità compositiva ed intricata violenza.

Un doloroso assalto ai sensi che non concede un attimo di respiro, ti prende alla gola, ti stritola e ti lascia freddo e senza luce.
I Kosmovorous scelgono la belluina ferocia del black metal per dipingere scenari rabbiosi e carichi di dolore nei quali si diluisce il loro approccio "moderno" al genere, un approccio figlio bastardo di Aosoth, DHG, Deathspell Omega e purissimo odio verso il genere umano tutto.
All'interno dell'EP assistiamo, estasiati, alla perfetta fusione di chitarre e basso che, sorretti da una sezione ritmica spietata, intessono trame oscure ed epiche come non ne ascoltavo da tempo, mentre Valkenstijn, dietro al microfono, si lancia in una performance malatissima, che tanto deve al grandissimo Aldrahn, capace di completare, con la sua follia, il muro sonoro innalzato da un gruppo abile, inoltre, nel risultare spirituale e tremendamente depresso quando la ferocia degli strumenti si stempera all'interno di movimenti più "ricercati" e dall'atmosfera grigia e desolata come quella di una fabbrica abbandonata ed erosa dal tempo.
Al di là di questa sensazione di drammaticità che permea tutto "Glorification Sermons", rendendolo doloroso e duro da digerire, ciò che resta dopo il suo ascolto è solo il nulla: tutto, infatti, è stato distrutto e noi possiamo solo essere i silenti testimoni di una tragedia che si è abbattuta, imperiosa, su tutto ciò che conoscevamo e che, adesso, non esiste più.

Siamo al cospetto, spero di averlo trasmesso con le parole, di un disco terrificante, malinconico, devastante e carico di quell'umana sofferenza che raramente è stata descritta con tale vigore e con colori così accecanti nonostante il buio assoluto che avvolge tutto l'album e tutto l'immaginario di un gruppo decisamente fuori da ogni schema.

I Kosmovorous, dunque, sono paura.
La loro musica è follia pura.
L'ascolto del loro debut una esperienza che ti estrania e ti atterrisce.
Le loro canzoni, religiosi salmi che ti scarnificano la pelle con sferzate di gelido vento.
Il vento del Black Metal.

Album clamoroso.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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