Terzo disco, terzo centro per la band dei fratelli
Cardellino, un lavoro pregno di brivido, terrore e buona musica.
Già, questo disco profuma di anni settanta; un miscuglio di hard, prog, doom sabbathiano in alcuni passaggi uniti a grande personalità mischiati abilmente dai due fratelli che hanno fregiato la loro musica con il marchio di cemetery rock.
Descrizione più eloquente di questa per descrivere questo terzo capitolo non potrebbe esserci, dato che il terrore, il brivido, l’oscurità maligna permea questo nuovo lavoro con passione; il tutto annoverato da ospiti di lusso che hanno voluto prestare la loro dote nell’impreziosire un gran bel disco.
L’introduzione “
Accesso in requiem” è potente e fa già capire l’intento della formazione nostrana; un tappeto d’organo e cori gregoriani aprono le porte delle tenebre e dell’orrore che si chiude con campane a morto.
Ecco che “
Il Cimitero delle anime” ci apre la strada ad un brano sepolcrale, drammatico, ben condotto da un tappeto acustico, cori e percussioni con il bodhran.
Le tastiere fanno da tappeto a questo brano lento, pieno di pathos con riff pesanti e una prestazione vocale sentita e che racconta un abisso di orrore e maledizione, grande il solo hard e caldissimo.
“
Il sabba”, brano scelto come singolo è una semicavalcata con riff serrati e organo hammond dal sapore hard che rallenta con drammaticità unito a riff heavy ed a un sapore sulfureo.
Questo dualismo è magnetico; impossibile sfuggire a questa composizione dove il demonio non è evocato ma si cela dietro l’invocazione stregonesca che ha un coro che attrae e delle tastiere magistrali.
Chi non ricorda il mitico “
La Casa Dalle Finestre Che Ridono” del buon
Pupi Avati?
Ecco che la band offre un sentito omaggio a questo piccolo gioiello dell’horror nostrano con il brano “
In morte di Buono Legnani”; un mid tempo hard prog con riffing che rileggono il famoso tema composto per la pellicola del regista bolognese; un brano che è roccioso, con la partecipazione di un certo
Daniele “Bud” Ancillotti (
Strana Officina, Ancillotti, Bud Tribe).
“
Il villaggio delle ombre assassine” è uno dei punti alti di questo disco; brano intenso, hard, con riff serrati ed un chorus che fa presa subito.
Il saper creare atmosfere da brivido non scimmiottando altri, ma dipingendo un quadro sonoro fosco personale è un punto a favore della band.
“
Marmo freddo”, è un brano dove il doom lento, pesante e che ha un profumo sabbathiano riletto dai nostri con perizia e gusto.
Andrea Cardellino cesella riff pesanti e oscuri con il sodale
Rob Ursino, mentre il fratello
Giovanni usa la voce in maniera istrionica alternando un tono basso, profondo a uno quasi gutturale; sul finale aumenta la velocità con un solo torrenziale e tastiere prog.
“
Sentimento funereo” è nerissima disperazione, un brano cimiteriale lento, dove la discesa nell’abisso di un moribondo è palpabile.
Un riff magistrale e iommiano seguito da campane a morto apre a tastiere dal sapore progressive; una sorpresa la zampata sul finale del sulfureo leader dei
Death SS Steve Sylvester.
Un ritorno col brivido, dove il disco potrebbe essere la colonna sonora ideale per accompagnare gli incubi di
Poe, Lovecraft, Bierce, Maupassant; la passione per il terrore e l’orrore è una passione che ci accomuna e spesso ne abbiamo parlato vero
John? E naufragar m’è dolce in questo mar…delle tenebre!
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