Uno degli aspetti più appaganti della nostra musica prediletta risiede, a mio umile avviso, nell’incessante ed inebriante senso di scoperta che sa generare giorno dopo giorno.
A prescindere da quanto uno si applichi, studi, spulci, faccia ricerca, si logori le orecchie a furia di ascolti, là fuori ci sarà sempre una band tanto sconosciuta quanto dotata che ti farà pensare: “Beh, e questi da dove sbucano fuori?”
Il sottoscritto, come immaginerete, si è trovato in questa piacevole situazione coi
Sickle of Dust,
one man band russa che mai avevo sentito nominare.
Un peccato, tanto che dopo l’ascolto di “
To the Shores of Sunrise” ho ritenuto opportuno andarmi a ripescare anche i loro primi due vagiti discografici (“
Between the Worlds” del 2017 e “
In the Wake of the Night” del 2019).
Così facendo ho potuto apprezzare, oltre alla costanza qualitativa della proposta, anche la continuità nel
modus operandi:
- pochi brani ad alto minutaggio;
-
black metal di matrice atmosferica che alla furia primigenia preferisce una epicità mesta e struggente;
- scelte melodiche, di produzione e di arrangiamento volte a valorizzare il lavoro di
keyboards ed orchestrazioni.
La strategia, per quanto mi riguarda, è vincente: composizioni come la poderosa
opener “
Over Desolate Lands” riescono a sprigionare un aroma che rimanda al Medioevo, ma che nel contempo farà tornare in mente, ai vegliardi come il sottoscritto, alcuni grandi lavori
symphonic black degli anni ‘90. Il tutto viene poi condito da un azzeccato
mood guerresco, ben presente anche a livello di
lyrics.
Onestà intellettuale impone, d’altro canto, di segnalare analoga continuità nei difetti:
- le
screaming vocals, quasi sussurrate oltre che sacrificate a livello di
mixing, recitano un ruolo sin troppo subalterno (discorso simile potrebbe imbastirsi per la batteria, presumibilmente una
drum machine);
- un utilizzo meno parsimonioso di cambi di ritmo e parentesi più raccolte avrebbe senz’altro apportato maggior vivacità ad un
platter sin troppo magniloquente;
- ad abbassare ulteriormente il tasso di dinamismo intervengono poi le strutture dei pezzi, immancabilmente incentrate su poche idee reiterate in
loop; suggestive e gloriose quanto volete, ma alla lunga…
“
To the Shores of Sunrise”, come avrete colto scrutando il voto in calce, può comunque venir classificato come album pienamente riuscito; per ambire all’8 in pagella, tuttavia, occorrerà apportare qualche correttivo a partire dal prossimo
full length.
Noi rimaniamo in speranzosa attesa; nel frattempo ci lanciamo alla ricerca di una nuova, entusiasmante scoperta...
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