I tedeschi
=Fudge= sono in circolazione dal 2012, ma finora avevano prodotto soltanto l'Ep "
Never stop firing" un paio d'anni dopo. Qualche problema di line-up ha ritardato la realizzazione del loro primo full lenght, il presente "
Dust to come" pubblicato da
Fastball Music.
La band ruota sostanzialmente intorno alle figure del cantante e addetto ai sintetizzatori
Chris Techritz (alias "Prophet") e del chitarrista e compositore
Maximilian Amberger ("Patron"), che sono i veri motori del progetto, poi il gruppo si completa con l'altro chitarrista
Sebastian Michaelis e con i nuovi entrati
Daniel Hauer (basso) e
Jake Curtis (batteria).
Lo stile è un metal moderno, molto asciutto e venato di oscurità, rinforzato da arrangiamenti elettronici mai esageratamente invadenti, ma utili per creare un'atmosfera di tipo orrorifico e sinistro che risulta il trademark di questa band. Infatti, sia nell'aspetto visivo/estetico (uno dei componenti sembra un incrocio tra il Mad Butcher dei Destruction e Zio Fester della Famiglia Addams) che nei testi delle canzoni, i richiami alla cultura degli horror-movies sono estremizzati in maniera palese. Tanto che è stato realizzato anche un comic book genere splatter in tiratura limitata (mille copie) offerto come bonus package speciale ai primi acquirenti del disco.
Disco che però mi ha lasciato un pò freddino. Brani costantemente allineati su mid-tempo bombastici, guidati da riffoni metal a metà strada tra il classic e l'industrial, con vocals che vorrebbero trasmettere vibrazioni sinistre ma tendono a ripetere più o meno gli stessi schemi. Se aggiungiamo che il brano conclusivo ("
Dust to come pt.II") è solamente un lungo racconto fanta-horror con voce narrante e qualche effetto di sottofondo, le perplessità crescono. Queste saghe estemporanee le sopportavo già poco ai tempi d'oro dei Manowar, figuriamoci adesso.
Di buono c'è il metal secco, tagliente e roccioso di brani come "
Into the whispers","
Mechanical human","
For those who live in fear", dove lo sferragliare delle chitarre e gli accorgimenti elettronici si sposano positivamente ad un discreto approccio melodico. Non male anche il pestone "
The summoning" dove i teutonici spingono maggiormente sull'accelleratore e la bonus track "
Bittersweet revenge", canzone ideata per il film indie omonimo nel 2015 e che infatti propone un atteggiamento più elaborato da colonna sonora alternativa.
Nell'insieme comunque siamo appena sopra la sufficienza, per un lavoro che a tratti sembra promettere bene ma in realtà non decolla mai pienamente.
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