Sono già passati due anni da
“Past The Evening Sun” e i
Ring Van Möbius sono pronti a tornare con il loro sound ultra-derivativo radicato nel progressive rock dei primissimi Anni Settanta.
Il trio guidato dalle tastiere di
Thor Erik Helgesen non ci prova nemmeno a nascondere le proprie influenze, e in più di un’occasione è facile risalire in maniera piuttosto precisa alle fonti che stanno alla base di
“The 3rd Majesty”.
Se la lunga
“The Seven Movements Of The 3rd Majesty” suona dalla prima all’ultima nota come un tributo al genio di Keith Emerson grazie all’organo Hammond e al Moog in evidenza in stile
“Tarkus”, la successiva
“Illuminati” non è da meno con le sue soluzioni che strizzano l’occhio a brani come
“Trilogy” o
“Living Sin”.
“Distant Sphere” è sorprendente nel suo mettere insieme una quartetto d’archi con sonorità figlie dei Soft Machine più ortodossi, prima della meno spigolosa e più accessibile
“The Möbius Ring”, che non avrebbe sfigurato in un album dei Quatermass
(che, per la cronaca, di album ne hanno fatto uno solo, ndr).
Di solito non mi faccio conquistare da queste proposte nostalgiche, ma le tastiere di
Helgesen sono davvero una delizia per le orecchie e una volta tanto mi tocca fare uno strappo alla regola…
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