Scopro che i cileni
Gryftigæn fanno parte del Pure Raw Underground Black Metal Plague, circolo che unisce una manciata di artisti, provenienti da Cile ed Ecuador, del quale non avevo mai sentito parlare, e che
"Graven Til Måneåpenbaringer" è il loro esordio discografico dopo la nascita del gruppo, in realtà un duo, avvenuta lo scorso anno.
Siamo all'interno dell'underground che più underground non si può, credo si sia capito, e siamo anche in una dimensione temporale completamente avulsa dalla contemporaneità, ma immersa, mani e piedi, nei primissimi anni '90 quando, nel nord Europa nasceva quello che oggi definiamo Black Metal.
Tutto quello che riguarda
"Graven Til Måneåpenbaringer", infatti, proviene da quel periodo storico, partendo da un titolo che di cileno non ha nulla, per arrivare ad un suono grezzo, gelido, darkthroniano che abbiamo ascoltato tante volte, in tante salse, da tanti gruppi.
Dunque, cosa altro aggiungere?
Direi poco se credete che QUEL black metal sia morto.
Se invece, come il sottoscritto, siete degli inguaribili nostalgici, troverete questo dischetto delizioso ed amerete le sue atmosfere nere, le registrazione più che approssimativa, le melodie dal taglio epico, le urla distanti e, in generale, ogni secondo di un lavoro senza compromessi e senza nessuna pretesa di voler rivoluzionare un genere che, se fatto in questo modo, rimane perfetto nella sua monolitica essenza misantropica.
I
Gryftigæn, probabilmente, avrebbero voluto nascere tanti anni fa, ma di certo la loro musica sposta le lancette indietro nel tempo e ci riconcilia con l'essenza, purissima, della nera fiamma.
A molti tutto questo sembrerà infantile.
Per me, invece, vuol dire credere fermamente in qualcosa.
Ed in un mondo che ha scordato, da un pezzo, la propria storia e le sue origini, così come la sua dignità, vendendosi alla mediocrità ed ai falsi miti, l'avere un ideale, un vero ideale, è motivo di ammirazione e di rispetto.
Per questo io applaudo ai
Gryftigæn e mi immergo in ciò che era una volta...
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