C’è veramente tanta carne al fuoco nel primo album per
Long Branch Records degli olandesi
Our Oceans.
“While Time Disappears” non è un brutto disco, ma non l’ho trovato scorrevole, aspetto che per forza di cosa ne penalizza l’ascolto. Immaginate un approccio di partenza di stampo alternativo come potrebbe essere quello dei Radiohead più recenti, condito con un mare - letteralmente - di influenze che vanno dai
Leprous degli esordi (
“Unravel”, “With Hands Torn Open”) a Jeff Buckley (
“Passing By”, “You Take”), passando per
The Mars Volta (
“Face Them”) e 30 Seconds To Mars (
“Weeping Lead”, “Your Night, My Dawn”).
Il punto più debole è probabilmente quello delle linee vocali - mai veramente incisive e, forse proprio per questo, non sempre adatte a sostenere i tanti momenti spigolosi del full-length - seguito da alcune meno evidenti ingenuità in fase di scrittura come dimostrato dal
fade-out della sopraccitata e complessivamente riuscita
“With Hands Torn Open”.
Sono abbastanza certo che il meglio debba ancora venire.
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