Se nei precedenti lavori degli
Spirit Adrift, soprattutto
Curse of Conception e
Divided by Darkness, il sound dei texani era composto idealmente da un 70% di doom ed un 30% di heavy classico, oggi con
Enlightened in Eternity la situazione si capovolge e il gruppo americano sterza decisamente verso sonorità classiche, mantenendo un leggero velo di oscurità.
Devo dire che ho impiegato diversi ascolti per apprezzare il nuovo corso della band, avevo sempre la sensazione che questa virata fosse una sorta di gioco, che si fossero messi a suonare classico heavy metal così, tanto per fare, senza il necessario coinvolgimento. Sembrava recitassero una parte, ecco. Nei giorni gli ascolti si sono susseguiti ma continuavo a preferire (e di molto) il lavori precedenti, suonati con maggior trasporto ed assolutamente più emozionanti.
Dopo che il lettore è stato acceso parecchio tempo, e continuando a prediligere il loro lato più introspettivo e lisergico, oggi sono qui a parlarvi dell'ultimo
Enlightened in Eternity e dirvi che sì, mi ha convinto ed è proprio un gran bell'ascoltare! Tutti questi "problemi" che ho avuto nell'approccio al disco sono naturalmente inesistenti per chi non conosce gli
Spirit Adrift, anzi, vi invito ad ascoltare questa loro ultima opera e godere forte.
Ma vuoi finalmente spiegarci meglio com'è 'sto disco e perché è diverso dai precedenti che ti piacciono tanto?Innanzitutto la costruzione dei pezzi è più snella, spesso le chitarre vengono armonizzate, ci sono vagonate di linee in hammer on/pull off appoggiate su mid tempo spessi e robusti. Poi alcune volte si sentono metriche inconsuete, tempi in levare ("
Harmony of the Spheres") e tutto indica una buona personalità. Ammetto che "
Astral Levitation" richiama fortemente
Holy Diver nel riffing (la canzone si sviluppa poi molto diversamente) ma l'album fa apprezzare piano piano la voglia degli
Spirit Adrift di misurarsi con qualcosa di diverso dal recente passato ed alla fine bisogna riconoscere che ci riescono in modo davvero convincente. Le ombre e l'oscurità emergono poi nell'ultima traccia "
Reunited in the Void", dall'inizio lento e ammaliante, propriamente doom e chi si evolve adagio nei suoi oltre 10 minuti. Un brano più fedele al suono dei precedenti lavori, ossia più intimista, meno immediato, più dilatato e doom. E dopo 35 minuti di metal più "scanzonato", l'emozione scorre forte in questo finale da brividi.
Lungo le tracce si mescolano
Angel Witch,
Black Sabbath, un tocco hard rock e
Candlemass, non tanto come riff e costruzioni prese ad esempio, ma proprio per il mood oscuro che permea il lavoro, grazie anche a suoni perfettamente naturali che restituiscono la sensazione di "ascoltare pura musica", e mai qualcosa di plastica o artefatto. Canzoni distinguibili, ognuna con una propria anima ed ognuna con diversi punti vincenti a favore.
Pollice alto, ancora una volta, per la band di
Nate Garrett che, da incallito doomster, ci mostra come nelle sue vene scorra anche metal classico di ottima qualità. Gran bel lavoro.