Quest'anno prima o poi doveva arrivare l'ascolto di un album in cui non riesco a salvare proprio nulla.
E che ciò accada con una delle band che più amo in assoluto non fa altro che rendere più amare le parole che stanno per seguire.
Perchè le quattro canzoni scelte dai
Carcass finite in
[B"]Despicable"[/B] sono fra le cose peggiori partorite dalla band di Liverpool in tutta la loro pluriennale carriera.
Il precedente
“Surgical steel” del 2013 non mi ha fatto balzare il cuore in petto, ma almeno conteneva qualche spunto interessante e che poteva esser salvato – penso a
“Captive bolt pistol” - ed aveva dalla sua parte “l'effetto nostalgico” del rientro in pista della band che ne ha fatto passare in secondo piano diversi passaggi noiosi.
Con “
Despicable” anche questo paracadute viene a mancare: le composizioni sono spuntate, non una sfuriata degna di nota, e più volte mi è sorto il sospetto che fra le mani si abbiano i rimaneggiamenti delle idee non pubblicate sette anni fa, idee che già davano l'impressione di non esser state utilizzate nel masterpiece “
Heartwork”!
Perchè, alla fine, i
Carcass targati 2020 puntano tanto sul groove spruzzato di melodia in composizioni fin troppo lineari – deboli sussulti con
“Under the scalpel blade” e in un paio di passaggi di “
The long and winding bier road” ma nulla più - con tanti saluti ai bellissimi passaggi intricati, agli stop and go e a tutto ciò che ci ha fatto adorare (e che ci fa tuttora adorare) la band di Liverpool.
Sarebbe molto, molto facile dare contro ad una band che ha scritto pagine indelebili della storia del death metal per mero partito preso o per distinguersi provocatoriamente da chi incenserà di lodi questo EP, ma non è questo il caso. Qui si tratta di dare contro ad una band che ha dato alle stampe un prodotto nato stanco, in perenne affanno, che si rifugia in soluzioni di comodo e a cui difetta degli ottani necessari per poter spingere fino in fondo con successo l'acceleratore e finire la gara in testa al gruppo.
Se poi ci soffermiamo a riflettere sul fatto che band altrettanto navigate come i
Carcass durante questo 2020 hanno rilasciato lavori il cui spettro di valutazione va dal buono allo spettacolare – dai
Benediction agli
Incantation, dai
Cirith Ungol agli
Armored Saint giusto per fare i primi nomi che mi vengono in mente mentre sto scrivendo queste parole – i diciotto minuti scarsi che costituiscono il contenuto di “
Despicable” fanno la magrissima figura del vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro in maniera a dir poco impietosa.
Una ultima considerazione: se questo è l'aperitivo di ciò che ci attenderà con l'uscita di “
Torn arteries”, le mie speranze di ascoltare un lavoro dignitoso si riducono ad un lumicino.
Accanimento terapeutico?
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