I
Røsenkreütz sono in pratica il progetto neo-progressive rock del polistrumentista e produttore veronese
Fabio Serra, veterano attivo da decenni prima con gli Arlequin e poi con una tribute-band ai Genesis di buon successo chiamata Yellow Plastic Shoobedoo. Nel tempo i
Røsenkreütz si sono consolidati nell'attuale formazione, composta da affermati ed esperti musicisti della scena locale che hanno contribuito alla realizzazione del primo album, "Back to the stars" uscito nel 2014. Adesso si replica con il secondo full-lenght, "
Divide et impera", pubblicato da
Andromeda Relix / Opal Arts.
Chiariamo subito che qui si parla di rock progressivo settantiano, quello che all'epoca veniva anche definito "rock romantico". Di moderno, se vogliamo, ci sono alcune sonorità più Aor-oriented e la produzione, per il resto è un disco che potrebbe tranquillamente essere uscito nel periodo 1972-75. Gigantesca l'ombra degli Yes e dei Genesis che si staglia ineluttabile sugli otto brani, i quali formano una sorta di concept "sul tema del controllo, nel senso più ampio del termine" come comunica la band stessa.
Taglio morbido, elegante ed adulto, grande cura del songwriting e delle sfumature strumentali, melodie incantevoli ed avvolgenti, passaggi soffici e sognanti alternati a momenti più hard e decisi, impostazione vocale che gronda di vibrazioni british, praticamente un manuale di prog-rock seventies a circa mezzo secolo di distanza. La suite conclusiva "
The collector" è paradigmatica di quanto detto: una full-immesion nel rock più elaborato e magniloquente, composta da momenti robusti ed improvvise pause pianistiche, con la delicata voce di
Massimo Piubelli che evoca uggiosi scenari della campagna inglese ed una seconda parte che ricorda non poco capolavori storici come "
Supper's ready". Tutto eseguito veramente bene. Un pò derivativo, certamente, ma qui l'ambizione è di ispirarsi a gente che ha scritto pagine di musica immortale e se si riesce a farlo in modo convincente non è cosa da poco.
Talvolta emergono anche echi dei Kansas, vedi l'incedere pacato e suadente di "
Freefall" o "
True lies" ed il loro mood melodico di ampio respiro, in altri frangenti brillano le complesse trame strumentali ("
Imaginary friend","
I know I know") e l'indubbia valenza compositiva, in altri ancora si punta su tematiche molto soft e romantiche (la ballatona "
The candle in the glass") oppure si sprofonda direttamente nella morbidezza malinconica dei Genesis Gabriel-era con un brano di purezza prog cristallina ("
Aurelia"). Tutto realizzato con la precisione e la dedizione di veri artigiani del rock ultra-vintage.
Reggere per oltre un'ora in maniera positiva paragoni così impegnativi, testimonia la bontà del lavoro della formazione veneta. Disco bello, poetico, sofisticato ed avvolgente, ottime prestazioni strumentali e vocali, ricco di passione e talento. Se amate il rock progressivo old-school è un ascolto consigliatissimo.
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