Copertina 7,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2020
Durata:93 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. RACING WITH BLINDERS ON
  2. FROM THE GROUND
  3. BLACK SWAN
  4. MORNING NEWS
  5. BROKEN
  6. GOODBYE OUTRAGE
  7. JOURNEYMAN
  8. TANGERINE
  9. SOLARIS
  10. HEART OF THE VALLEY
  11. MAN IN A TWO PEACE SUIT
  12. ALL I NEED IS LOVE
  13. A NEW SPECIES
  14. NORTHERN LIGHTS
  15. HIDDEN ANGLES
  16. SERPENTINE
  17. LOOKING FOR ANSWERS
  18. TELESCOPE
  19. FOOL’S GOLD
  20. BETWEEN HOPE & FEAR
  21. ISLANDS

Line up

  • Roine Stolt: vocals, ukulele, guitars, additional keyboards
  • Hasse Fröberg: vocals, acoustic guitar
  • Jonas Reingold: bass, acoustic guitar
  • Zach Kamins: pianos, organ, synthesizers, mellotron, orchestrations
  • Mirko DeMaio: drums, percussion
  • Rob Townsend: saxophone

Voto medio utenti

Roine Stolt, un po’ come Andy Tillison dei The Tangent, sembra sempre ambire a una sorta di “ultimate progressive rock album” che possa fare storia negli anni a venire. Se con i The Flower Kings ci è andato vicino almeno un paio di volte (penso all’esordio o al più recente “Banks Of Eden”), ci è probabilmente riuscito con i Transatlantic che, a oggi, hanno “sbagliato” solo l’ultimo “Kaleidoscope”.

Ora, non so se “Islands” verrà ricordato come “Back In The World Of Adventures” o “Bridge Across Forever”, ma nonostante l’indecenza della durata - oltre i 90 minuti - è un disco che scorre davvero bene.

Merito dei brani mediamente più brevi? Della stesura a distanza? Delle orchestrazioni dal gusto epico di Zach Kamins? Di un titolo che rievoca i King Crimson? Della copertina di un certo Roger Dean? Non lo so, ma resta il fatto che quella patina di “vecchio” che da sempre ricopre le produzioni degli svedesi, qui è meno evidente, ed episodi come “Journeyman”, “Solaris”, “All I Need Is Love” o “Serpentine” sono lì a dimostrarlo.

Per carità, stiamo sempre parlando di rock progressivo a tratti pachidermico e spesso nostalgico (“Racing With Blinders On”, “Heart Of The Valley”, “Between Hope & Fear”), ma ragionevolmente accessibile e meno autoindulgente rispetto al recente passato (che a volte ritorna, come in “A New Species” o in “Northern Lights”).

Sogno ancora l’album singolo e non doppio, ma è andata comunque molto meglio del previsto.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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