Alzi la mano chi ha mai sentito parlare dei
Neptune...
Non tutti insieme però, una alla volta mi raccomando...Nessuno?
Eppure vi garantisco che la band, originaria di Stoccolma, esiste addirittura dal 1980!
Il motivo di tutta questa indifferenza è molto semplice: la formazione svedese, dopo 4 demo pubblicati tra il 1984 ed il 1987, passati quasi del tutto inosservati, si sciolse proprio nel ‘87, per poi inaspettatamente tornare esattamente 30 anni dopo, nel 2017 e chiaramente, solamente in un anno cosi assurdo come questo 2020, poteva avvenire l’esordio discografico, intitolato
Northern Steel, per questi signori di mezza età (e oltre!), che coraggiosamente si rimettono in discussione, con un album che avrebbe potuto rivelarsi un flop e sancire cosi la morte definitiva dei nostri e invece, merita un doveroso rispetto.
Il nucleo storico della band è formato da
Roland Alex alla voce,
Andy Olsson alla chitarra e
Jonas Wilkstrom alla batteria, a cui si sono aggiunti poi, in occasione della rinascita del gruppo nel 2017, J
an Tosh Andersson al basso e
Johan Roth alle tastiere.
Certo, va fatto subito notare che
Northern Steel non è privo di qualche sbavatura, del resto non è semplice riprendere un discorso interrotto più di 30 anni fa e talvolta vi sono dei passaggi in cui è innegabile che i
Neptune sembrino zoppicare, a causa della lunga inattività, in quest’ottica forse vanno inquadrate alcune scelte stilistiche non proprio condivisibili, come la presenza, qua e la, della voce filtrata o l’uso di suoni di tastiera fuori luogo, oltre ad un utilizzo abbondante di alcuni stucchevoli refrains, che fanno perdere mordente al pezzo, eppure gli attempati (ma ancora arzilli) membri del combo svedese, come insegna la buona vecchia scuola, riescono sempre a rialzarsi, grazie a quell’invidiabile entusiasmo giovanile verso l’heavy metal che sono riusciti a conservare nel tempo. In questo disco la band mette in chiaro da subito, sin dall’ iniziale
Viking Stone, che nelle sue vene scorre ancora una buone dose di sano metallo, di quello vero, di ottima fattura, forgiato negli anni 80; si passa dalle cavalcate di
Last Man Standing ,
Run For Your Life e
Ruler Of The Sea, a momenti più epici come la title-track, o
Land Of Northern, (vero e proprio inno d’amore nei confronti della propria terra, scritto addirittura nel 1986!), a pezzi più melodici, che strizzano vistosamente l’occhio tanto all’hard rock, quanto all' AOR, come
Angels o
Black Rain, senza dimenticare le inevitabili influenze dei grandi del passato, presenti in
Fallen Angels che, nella sua cavalcata iniziale, ricorda molto da vicino i Black Sabbath di Heaven and Hell, ma soprattutto lo stile di RJ Dio, mentre
Seriously si rivela probabilmente la traccia meno incisiva del disco in cui, i limiti e le difficoltà della band, dovute soprattutto alla lunga inattività, vengono impietosamente messe a nudo, tuttavia il pezzo viene salvato dal convincente assolo finale di chitarra.
Tirando le somme,
Northern Steel è un album che si fa ascoltare, apprezzabile soprattutto in considerazione del fatto che i
Neptune sono tornati sulle scene dopo tantissimo (troppo) tempo e una simile prolungata assenza, avrebbe potuto ammazzare chiunque, artisticamente parlando. La formazione svedese ha seriamente corso il rischio di andare incontro ad un autentico disastro discografico che avrebbe messo definitivamente la parola "FINE" alla propria esistenza, invece i nostri terribili vecchietti hanno saputo difendersi egregiamente, dimostrando che, come la “old school” insegna, i true metallers sono davvero duri a morire!