Gli
Athon, di Varese, hanno firmato da poco con la
Argonauta dopo essersi formati come cover-band di nomi come Mastodon, Sleep, Black Tusk, Red Fang e grazie a numerosi concerti nel Nord Italia. Ora giungono all'esordio discografico con questo cinque tracce omonimo, nel segno di una solida base sludge-metal con varie articolazioni post-rock, heavy-stoner e dark-ambientali.
Un sound cupo, sferzante, sospeso tra pesantezza sludge ed aggressività metal, come si evince dalla poderosa e feroce "
Dakhma" con il suo andamento aspro e complesso, molto Mastodon-iano. Ancora più complesse e feroci "
Kaleidogscope" e "
Reverse satyr", con grandi variazioni ritmiche ed intrecci vocali post-metal molto ficcanti. I lombardi sanno dosare bene l'assalto torvo e le aperture più escapiste, grazie ad una padronanza strumentale notevole.
Molto epidermico il tiro di "
The end", che mostra una abrasiva atmosfera doomy ed un taglio grezzo alla Kvelertak, mentre "
Absinthe" è il brano che si avvicina maggiormente al groove stonerizzato degli ultimi Corrosion of Conformity e all'heavy-rock battente e roccioso di ultima generazione.
Personalità ancora in divenire, con alcune influenze molto presenti nella proposta, formazione che punta decisamente sulla densità e rocciosità della musica, pur non disdegnando qualche concessione ad una maggiore accessibilità melodica. Certi impasti vocali ampliano lo spettro sonoro, così come i cambi di ritmo e certi passaggi più riflessivi e complessi.
Buon esordio, solido e concreto, che pone le fondamenta per il futuro.
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