Copertina 8,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2020
Durata:35 min.
Etichetta:No Remorse Records

Tracklist

  1. A FACE IN THE GLARE
  2. RAVENING IRON
  3. SKULLSEEKER
  4. WAR AT THE EDGE OF THE END
  5. COWARD'S KEEP
  6. WORMS OF THE EARTH
  7. THE GODBLADE
  8. BANNERS OF ARHAI

Line up

  • Brad Raub: bass
  • Arthur Rizk: drums, guitars, synth, backing vocals
  • Jason Tarpey: vocals, war horn, hammer & anvil
  • John Powers: guitars, synth, twelve string

Voto medio utenti

Attenzione: è preferibile creare un adeguato spazio tra sé e gli atri durante la somministrazione al fine di non urtare gli astanti con armi affilate. Non è indicato l’ascolto del presente albo durante la guida. Chiudere bene le finestre dei balconi per non subire sbalzi termici elevati qualora doveste correre nudi sulla loggia gridando al cielo.
Per una piena efficacia assumere più volte al dì a volume elevato.


Se un disco si apre con un martello che picchia su un’incudine forgiando una spada, se sulla copertina (di Ken Kelly) ci sono zinne, draghi e teschi, se la proposta è un metal epico e solenne, avrete capito che è giunto il momento di indossare le mutande di pelo ed incrociare le lame. No, non è una pagliacciata, una carnevalata, è l’essenza di questo genere, è roba da uomini, da guerrieri e se vi vergognate o pensate sia una cosa superata o da ragazzini, non potrete mai capire fino in fondo questo disco e percepire la sua grandezza. E mi spiace per voi.

La band texana torna a quattro anni da “The Armor of Ire” e lo fa con rinnovata convinzione nei propri mezzi. Si sente un indurimento del suono, un lavoro delle chitarre più incisivo e variegato, il tutto senza snaturare la proposta, anzi rendendola ancora più efficace. Nessuna rivoluzione quindi, i brani che troviamo in “Ravening Iron" sono per lo più dei mid tempo cadenzati, trascinanti, guidati da una voce declamatoria dal fascino magnetico, seppur dalla limitata estensione. E qui potrei già avvertire qualcuno di voi storcere un pochino il naso, visto che diverse band recenti dedite al puro metallo non utilizzano cantanti particolarmente dotati, dall’impostazione lirica o dall’estensione esagerata (tipo Marcolin, Dickinson, Eric Adams, tanto per capirci) un po’ perché è difficile trovarli e un po’ perché non ce n’è bisogno. Mi spiego. A mio parere la proposta ed i brani degli Eternal Champion funzionano benissimo così, emerge prepotente la loro personalità, le loro caratteristiche e le emozioni che sono in grado di generare arrivano all’ascoltatore anche senza acuti esagerati o altalene sul pentagramma. Mark Shelton insegna. Ma non divaghiamo.

I brani di Ravening Iron avanzano muscolosi e fieri come una fila di guerrieri che marciano spalla a spalla, ogni tanto il ritmo aumenta ed il riffing si fa più incisivo, fatto di un misto di potenza e fantasy di mondi lontani, persi nel tempo. La sensazione è proprio quella di essere catapultati in Cimmeria, grazie anche ad un leggerissimo tocco di tastiere inserite dove servono. Niente pacchianate sinfoniche, gli Eternal Champion utilizzano gli strumenti base dell’heavy metal, senza fare cascate di note e, senza mille sovraincisioni o esagerati inserti sinfonici, riescono a creare un sound battagliero fiero maschio come pochi. Riescono a creare il tuono!
Tra i loro punti a favore c’è la capacità di mantenere ritmi comodi senza mai, mai annoiare o risultare statici grazie a chitarre sempre in movimento che, senza perdersi in qualcosa di tecnicamente troppo spinto, scansano la staticità di molti competitor con variazioni al punto giusto ed articolano il riffing dove serve. Le canzoni qui contenute sono quanto di meglio questo genere abbia partorito negli ultimi anni e non lo dico sull’onda dell’entusiasmo, ho questo disco da un mese ma, ad ogni ascolto, si alza il pugno e si gonfia il petto.

Dovendo cercare il pelo nelle mutande (di pelo), devo dire che mi rimane un leggero rammarico per come termina l'album. Dopo un lato A eccezionale ed un inizio del lato B eccellente (mamma mia "Worms of the Earth" che pezzo!) la band molla un pochino la presa senza riuscire a ballare sul cadavere dei nemici dopo averli uccisi. "The Godblade" è una breve strumentale realizzata con i synth che sembra più western che barbara e "Banners of Arhai" pur essendo molto ben fatta, la sento leggermente più debole delle altre canzoni presenti. Lo so, sono un rompicoglioni ma su 35 minuti di musica metto anche i puntiti sulle "i". Tranquilli, nulla che possa scalfire la magnificenza di un album da sicura top ten del 2020.

Gli Eternal Champion hanno una capacità quasi unica di toglierti la sedia da sotto il culo e catapultarti in un’altra dimensione, un mondo in cui le regole sono quelle della spada e dell’onore, facendoti dimenticare la merda in cui stiamo vivendo da tanto, troppo tempo.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 17 nov 2020 alle 11:32

Rinunciate alle poppe? Mai!!!

Inserito il 16 nov 2020 alle 23:11

Non li conoscevo, ma è stata una felice sorpresa!!!!!!!

Inserito il 16 nov 2020 alle 09:59

Sottoscrivo ogni sillaba di questa recensione, ottimo Frank! Aspettavo questo album come un bambino aspetta il Natale e non ha deluso. Anche a me non ha fatto impazzire la strumentale, qui ci vedevo bene una roba alla Morbid Tabernacle, giusto per rimanere in tema Manilla Road. Comunque un difetto che non abbassa di molto l'ottimo giudizio su questo lavoro. Quello che invece ho trovato di diverso (migliore o peggiore, non lo so) rispetto al debutto è una minore immediatezza generale. Se Armor Of Ire è stato amore al primissimo ascolto, qui sono serviti almeno 2 o 3 giri completi prima di apprezzare appieno le grandi doti di Ravening Iron. Non lo considero certo un difetto, la stessa cosa mi capitò a suo tempo con alcuni album dai quali oggi non mi separerei nemmeno sotto tortura, ad esempio King Of The Dead dei Cirith Ungol, giusto per dirne uno su tutti. Volevo però segnalare la cosa a chi magari, dopo un primo ascolto magari non attentissimo, pensasse a un lavoro inferiore al precedente e passasse oltre senza troppo sentimento. Dategli una seconda occasione. Se il giudizio dovesse rimanere tiepido allora probabilmente non fa per voi. Ma se invece dovesse crescere, anche se di poco, fateci sopra un terzo giro. E poi un altro e un altro ancora. Vi ritroverete a non volerlo più togliere dai vostri ascolti, esattamente come è successo a me. Ciao!

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