Voglio partire da un'impasse: quella consistente nel tramutare le impressioni che ho collezionato negli ormai numerosi ascolti di quest'album in un rigido valore numerico. Complicato. Questo perchè, a differenza dei precedenti "
Empty Space Meditations" o "
The Constellatory Practice", l'ultima fatica degli
Urfaust, il qui presente "
Teufelsgeist", è un lavoro il cui apprezzamento non è costante nel tempo o assodato una volta per tutte. Almeno per quanto riguarda l'esperienza di chi scrive. La componente metal è qui davvero rarefatta per non dire inesistente, se consideriamo gli elementi stilistici in quanto tali che troviamo nelle composizioni proposte. Certo, c'è un certo "alone" doom o black ma, in senso stretto, non troverete in "
Teufelsgeist" né l'una né l'altra componente. Siamo di fronte ad un'opera che, a memoria, mi pare una delle più spiccatamente ambient dei nostri. Si tratta di una mezz'ora godibilissima in cui il duo ci trasporta nella dimensione tossica e rituale delle loro visioni oniriche, sciorinando tutto il campionario di mefistofeliche atmosfere ed angoscianti litanie, il tutto ben condito da semplici ma impattanti sezioni melodiche ove i sintetizzatori la fanno da padrone. Quello che viene meno, forse, è l'effetto sorpresa che ha sempre contraddistinto il magmatico e cangiante delirio sonoro che costituisce non solo il sound della band ma l'attitudine stessa del duo. Negli anni, infatti, i nostri ci hanno abituati a non abituarci alla loro proposta, spesso stravolgendo in modo abbastanza spiazzante ciò che cominciavamo a dare per assodato fino al disco precedente. Qui, invece, gli Urfaust fanno ciò che sanno fare, lo fanno spontaneamente ma anche col mestiere, con la convinzione ma anche con l'esperienza, con l'ispirazione ma spesso e volentieri soprattutto con quella sensibilità che i grandi artisti acquisiscono album dopo album. Si tratta dello sviluppo di quel "saperci fare" con la propria materia che ti permette di non sbagliare mai un disco ma che, con il diventare - appunto - "propria" di quella materia, fa smarrire quel brivido procurato dall'avventurarsi in territori inesplorati e proibiti.
È per questo che "
Teufelsgeist", pur non assomigliando a nessun disco precedente in particolare della band, porta certamente il marchio dei due olandesi senza però catturare per la ricchezza delle soluzioni o per cambi di tema da applausi scroscianti che in più di qualche uscita precedente mi avevano fatto letteralmente sobbalzare sulla poltrona. Un disco di "oggettivo" valore, certo, ma che una volta colpisce e un'altra spara a salve, risultando molto condizionato dall'umore dell'ascoltatore che può accadere avverta addirittura un senso di indifferenza rispetto al disco. Altre volte, al contrario, capita che il flusso del disco riesca a intrappolarti in quell'"emarginante viaggio"* che nei dischi precedenti, una volta assimilati, si innescava in modo praticamente automatico.
*Premio "
Panin co l'ovo" per chi sgama la citazione :D
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