Copertina 6

Info

Anno di uscita:2020
Durata:43 min.
Etichetta:Xtreem Music

Tracklist

  1. OUR HOME
  2. TWO WORLDS
  3. WHERE STRANGERS RESIDE
  4. THE ARRIVAL OF OUR END
  5. ANCESTRAL PUNISHMENT
  6. NEW BEGINNING

Line up

  • Maria J. Llado: vocals
  • Vicente Paya: guitar
  • Andrea Trujillo: bass
  • Pablo Herrero: drums

Voto medio utenti

Nomen omen. Gli spagnoli Bisönte hanno la grazia e la leggerezza di un bufalo adulto e si muovono con la medesima pesantezza. Formati quest'anno, per iniziativa del chitarrista Vicente Paya (Golgotha, Unbounded Terror) e della cantante Maria J. Llado, debuttano con questo album intitolato "Ancestral punishment".
Sei brani che raccontano una cupa e sofferente storia di distruzione del mondo da parte di entità ancestrali sovrannaturali, attraverso un sound profondamente doom e depressivo. Stile oppressivo e cimiteriale, atmosfera criptica, pesantezza heavy che corteggia il funeral-doom, qualche vibrazione gothic-dark, il disco è un'immersione nella notte più oscura e disperata dove qualsiasi speranza svanisce nel gelo di un destino ineluttabile.
Roba estrema, roba per pochi.
Non facile destreggiarsi tra le ritmiche sonnamboliche, i riff marmorei, gli inserti vocali liturgici, l'andamento ultra-lento e l'ossessività monolitica, anche perchè le tracce seguono sostanzialmente il medesimo schema. Esasperazioni sabbathiane si fondono con il retrogusto fumoso e sludgy di gente come Mournful Congregation, Officium Triste, Bell Witch, Monolord, per creare un tessuto colloso, cadaverico, che avanza in maniera sinistra come tenebra strisciante.
La voce limpida della Llado offre un minimo di respiro, pur nella sua evocatività ritualistica, come nel tetro goth-metal della title-track (con echi di Type 0 Negative) oppure nella desolata ballad acustica "New Beginning", ma la sostanza primaria sono l'incedere lapidario di lunghi e tetragoni percorsi come "Our home" o la titanica "The arrival of our end" (quindici minuti), dove l'imponente senso di disperazione e sconforto viene alimentato da un sound tetro, emaciato, lentissimo e gelido come un brivido di orrore.
Non si può non sottolineare che dal lavoro emerge una certa monotonia, una monotematicità non so quanto voluta o strutturale. Certo si tratta di un disco particolare, che tende a perdere la presa sull'ascoltatore non specializzato nel genere specifico. Gli iberici dovranno offrire qualcosa di meno piatto se vogliono emergere.

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