Secondo album per i
Temple of the Fuzz Witch, di Detroit, dopo l'esordio omonimo dell'anno scorso. Parliamo di sludge-doom, quello più spesso e muscolare, sul genere Weedeater, Red Stone Chapel, King Heavy. Riffoni ribassati, ritmiche cadenzate e possenti, atmosfera cupa e sulfurea. Niente che possa davvero sorprendere, ma diamo atto ai ragazzi del Michigan di essere dignitosi artigiani del settore.
Uno slow tetro ed ipnotico come "
Agony", con il suo incedere letargico e la pesantezza di una indigestione, ottiene l'effetto desiderato anche se ne abbiamo ascoltati a decine di simili. E ad essere sinceri, è anche tirato per le lunghe. Anche pezzi granulosi alla Electric Wizard, come "
Baphomet" o "
Ungoliant", cantati con voce pulita ed un poco nostalgica da
Noah Bruner, non sono male se non si pretende livelli di originalità e personalità troppo elevati.
Comunque, notiamo anche qualche impennata creativa da parte della band americana: "
Dead's desire" unisce un taglio metallico sferzante a rarefazioni lisergiche (c'è un evidente retrogusto post-metal), "
The others" è un buon episodio doom quasi alla Solitude Aeturnus che trasuda sofferenza e disperazione, mentre "
Cimmerian" è un lungo e ben elaborato episodio con vibrazioni liquide e slanci di potenza heavy. Echi sludgy, rifferama Sabbathiano, passo grantico, vocals pulite con vaghi richiami epici, qualche cenno psichedelico. Il miglior pezzo in scaletta.
Un lavoro di settore, discreto ma non particolarmente memorabile. Luci ed ombre. Lecito attendersi un salto di qualità nel prossimo capitolo, anche perchè sembra che la band abbia già operato modifiche nella sua line-up.
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