La voglia di proporre Metal Classico non sembra mai venir meno, e le nuove band che si gettano a capofitto in questa impresa non mancano e sono davvero tante e ogni giorno ne nasce una nuova, e non solo nei paesi più familiari, ma anche in nazioni meno scontate, come nel recente caso dei Diamond Chazer e ora dei polacchi (da Lublino)
Shadow Warrior, che a prima vista sembrano avere molto in comune con gli appena citati colombiani. Infatti, l’artwork e alcuni titoli rimandano alle stesse tematiche: guerrieri, samurai, battaglie e tutto l'immaginario che ne consegue, mentre musicalmente si notano maggiori differenze. Innanzitutto dietro al microfono degli
Shadow Warrior troviamo una cantante,
Anna Klos, ma soprattutto le due formazioni divergono per influenze e proposta musicale, infatti, più che alla scena britannica legata a doppio nodo alla N.W.O.B.H.M., "
Cyberblade" è un album che guarda fortemente alla scena teutonica degli eighties, dai Warlock agli Stormwitch, sulla scia da quanto fatto dai connazionali Crystal Viper.
E' proprio l'anthemica titletrack ad aprire le ostilità, pompata il giusto dal basso di
Karol Zmaczynski e guidata dalla voce di
Anna, che affronta con piglio anche la seguente "
Demolition Hammer", pur senza la grinta e la cattiveria espresse da Doro Pesch ai tempi di "Burning the Witches" o da Marta Gabriel su "The Curse of Crystal Viper"). Rimangono un po' in disparte sia le chitarre di
Marcin Puszka e
Krzysztof Aftyka sia il drumming di
Zdzislaw Krzyzanowski, che escono dall'ombra solo alle prima battute e nell'assolo della più catchy "
Iron Hawk Rising". Questo è dovuto sicuramente al voler mettere in risalto le parti vocali, infatti, anche la speedy "
I Am the Thunder", con tanto di basso motorheadiano, ci propone poi le stesse scelte, dove si storce il naso davanti ad alcuni passaggi, come gli incroci strumentali nel finale, un po' scompigliati e posticci.
Arrivati a metà dell'album si potrebbero già fare le prime considerazioni, e mi rendo conto che le prime quattro canzoni sono sfilate via senza colpo ferire, e rimangono in mente solo la voce di
Anna e il basso pulsante di
Karol, ma poco più. Si riparte con la veloce e ritmata "
Squadrons of Steel", seguita a ruota da una "
Demon's Sword" con gli
Shadow Warrior si fanno epici e oscuri, dove incrociamo un bel lavoro da parte dei due chitarristi. La galoppante "
Headless Riders" conferma la mia prima impressione: la formazione polacca rende meglio sui brani più spinti e rutilanti. Sarà un caso, ma ecco che "
Flight of the Steel Samurai", dopo un inizio arpeggiato e delicato che poteva far pensare ad una ballad, si accende con un approccio che mi ricorda i primi White Skull e chiude l'album nel migliore dei modi.
Decisamente meglio la seconda parte di "
Cyberblade" quindi, ma è ancora troppo poco per fare la differenza e poter emergere da una scena ormai iperinflazionata.
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