"
The Moral Scenery" è l'album di debutto dei
Lining Redox, band di Padova attiva da un paio d'anni.
Le coordinate sonore della band la collocano in ambito prog metal, ed i riferimenti alla nave madre Dream Theater sono facilmente rintracciabili; tuttavia sbagliereste se pensaste che i LR somiglino ai DT. La matrice è sicuramente quella, ma la band padovana ama, per esempio, piccole fughe acustiche anche in mezzo ai brani (penso a "
Death's Cold Lifeless Sound" tra le altre), e il mood è più spesso malinconico e riflessivo, sebbene non manchino i momenti di 'carica': all'uopo potrei citare "
Thunderquake", che parte in bomba con un'intro alla Symphony X, oppure la title track, che nasce da un riffing serrato sulle sette corde.
La parte centrale dell'album è affidata alla più classica delle suite, qui si tratta di "
Transcending", spalmata su tre tracce, che presenta molti saliscendi emotivi, musicali e di intensità, lasciando ad onor del vero anche qualche spazio per smarrire l'interesse e l'attenzione... Bellissima, invece, la 'coda' della conclusiva "
Clarity", che sembra la parte finale di una song ancora da ascoltare...
E' un lavoro acerbo, dietro al quale si intuiscono le potenzialità e le buone intenzioni. La produzione è elementare e abbastanza bilanciata, la voce di Matteo è capace ma ancora da far crescere, il riffing di Rayan e Mattia ha appeal, ma deve ancora trovare una dimensione di originalità e personalità, abbandonando un po' la zona-clone, ma per quello, com'è ovvio, il Tempo sarà il miglior insegnante. In bocca al lupo ai Lining Redox, sperando di rileggerli prestissimo su questi lidi.
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