Copertina 8

Info

Anno di uscita:2020
Durata:61 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. POISON IVY
  2. SAY WHAT YOU WANT
  3. OUR GLASS HOUSE
  4. EVERYONE LOVES YOU WHEN YOU’RE DEAD
  5. TALKED YOU OUT OF LOVING ME
  6. UNDERWATER
  7. CATCH UP TO YESTERDAY
  8. FREEDOM IS A FIGHT
  9. THE WOODEN MONSTER
  10. WE ARE HERE TO STAY
  11. TO BE YOUR EVERYTHING 2020
  12. LET’S TALK ABOUT LOVE 2020

Line up

  • Marcie Free: vocals
  • Bruce Gowdy: guitars, keyboards, vocals
  • Guy Allison: keyboards, percussion, vocals
  • Tony Franklin: bass
  • Jay Schellen: drums

Voto medio utenti

Un nuovo albo degli Unruly Child rappresenta sempre un piccolo / grande sussulto per gli appassionati di Adult Oriented Rock.
In realtà, si tratta di un “vincolo” nell’indicazione del pubblico di riferimento non del tutto giustificato, dacché la musica dei nostri ha sempre inglobato suggestioni stilistiche abbastanza variegate, non escludendo prog e hard-rock da una formula espressiva che meriterebbe di essere apprezzata senza soverchie preclusioni per la sua maturità e per la raffinatezza e l’intensità di cui è capace.
Da quando è tornato sulle “scene”, dopo le note turbolenze del passato, il gruppo ha ostentato una “consapevolezza” artistica davvero spiccata, aspetto che non esclude che i loro dischi, sofisticati ed equilibrati, sappiano anche garantire le necessarie scosse elettriche.
Ed è proprio quanto accade in questo “Our glass house”, ennesima attestazione di superiorità e sagacia melodica, illustrata da linee armoniche e arrangiamenti sempre efficaci ed eleganti, coordinati dal timbro comunicativo di Marcie Free, la cui impronta interpretativa, diventata meno “esplosiva” nel tempo, è ancora assolutamente determinante.
Al resto provvedono Bruce Gowdy, Guy Allison e Jay Schellen, musicisti dotati di una sensibilità straordinaria, oggi supportati dal basso di Tony Franklin, un campione dello strumento che mette le sue celebri capacità virtuosistiche al servizio della “causa”.
Il risultato, come anticipato, è un’altra prova di notevole spessore, poco interessata alla contemplazione del “passato” e in cui tuttavia si percepisce nitido il trade-mark di un suono dinamico e fascinoso, un calibrato miscuglio di esperienze sonore in cui scorgere le nobili effigi di Led Zeppelin, Yes, Alias e Bad English, tanto per fornire qualche indicazione di massima a tutti quelli che malauguratamente non conoscessero a fondo i precedenti della band.
In realtà, sarebbe certamente più opportuno chiamarlo Unruly Child-sound, sottolineando così il carisma di una formazione che decide di aprire il suo nuovo lavoro con la carica pulsante di “Poison ivy” e “Say what you want” (meglio la prima della seconda, invero ...), a dimostrazione che l’energia può essere parte integrante di linee melodiche diamantine.
Il lento e suggestivo incedere armonico della title-track avvolge l’astante in un bozzolo di confortevole emotività, mentre “Everyone loves you when you’re dead” punta su una ritmica più marcata e su un refrain “ancestrale” per conquistare l’attenzione degli chic-rockers.
Le atmosfere di rootsy-AOR concesse a “Talked you out of loving me” lasciano spazio al groove magniloquente e alle deliziose polifonie vocali di “Underwater” e “Freedom is a fight”, inframmezzate dall’ardore sentimentale di “Catch up to yesterday” e integrate dalla grintosa “The wooden monster”, un’ottima preparazione per il rush finale del programma.
We are here to stay” è, infatti, un gioiellino dagli echi Zeppelin-iani che alimenta memorie mai completamente rimosse, pienamente evocate poi dalle versioni 2020 delle leggendarie “To be your everything” e “Let’s talk about love”, trasformate per l’occasione in immaginifiche colonne sonore di una favola bella ed emozionante.
Our glass house” non è esattamente un “capolavoro”, a quella “cosa lì” gli Unruly Child hanno già dato e difficilmente si ripeteranno (sperando di dovermi ricredere, eh …), ma e decisamente un gran bel ascoltare oltre che la convalida di un’integrità artistica felicemente custodita ed elargita a piene mani.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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