Un gruppo decisamente in calo quello dei God Dethroned che, bensì si attesti costantemente su medie più che sufficienti, non riesce più da tempo a ripetere gli exploit che a fine anni ’90 li avevano proiettati nell’Olimpo del death metal, anche a seguito di una carriera iniziata nel 1992 comportante grande maturità tecnico-compositiva.
E così, dopo il non convincente “The Lair of the White Worm”, uscito sempre per Metal Blade due anni fa, è la volta di questo nuovissimo “The Toxic Touch”, sicuramente migliore del suo predecessore ma distante anni luce dalla furia assassina di dischi leggendari come “Bloody Blasphemy” e soprattutto “Ravenous”, due autentiche gemme nere che in questo momento appaiono irripetibili.
Ed è un grande peccato perché Henri Sattler i numeri dimostra di averceli ancora: i diabolici intermezzi melodici che hanno sempre caratterizzato le composizioni dei God Dethroned ci sono ancora e fanno sempre la differenza, basti ascoltare “Hating Life” per rendersene conto. Quello che manca in pieno è il lavoro della ritmica, che propone dei riffs assolutamente inadeguati nella struttura portante dei brani, a volte non sembra neppure di ascoltare dei pezzi death…e dai primi secondi dell’opener “Faithless” tutto questo viene fuori in maniera più che evidente, con cavalcate più degne di un thrash, nemmeno troppo pesante, che di una band death metal.
Purtroppo il tutto è una costante dei 39 minuti di cui si compone “The Toxic Touch” (album peraltro con una delle copertine più fastidiose e disturbanti che io possa ricordare), anche se come detto il lavoro della solista, sia negli assoli che nei breaks a metà brano, è davvero eccelso, mentre in quei pezzi in cui i God Dethroned pestano giù duro i riffs divengono sì pesanti, ma piuttosto anonimi o banali.
Auspicandoci un pronto ritorno alla gloria che fu, comunque direi di dare un rapido ascolto a “The Toxic Touch”, soprattutto da parte dei vecchi fans della band, disco che comunque merita una più che ampia sufficienza.
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