“Capolavoro” è IL termine che nel nostro lavoro va usato con più cautela in assoluto, è quel termine per cui non ci sono dei parametri oggettivi, è quel termine che varia a seconda dei punti di vista, è quel termine che perde significato se accostato a opere non degne. È quel termine che più viene usato a sproposito. Perchè un disco, per essere considerato un “Capolavoro”, non deve essere “bellissimo e basta”: deve avere quel “qualcosa in più” che tanti “bellissimi dischi e basta” non hanno. Quel “qualcosa in più” è ciò che lo rende immortale, ciò che gli permette di travalicare le generazioni di ascoltatori, ciò che gli permette di risultare fresco e attuale ad ogni ascolto. Cosa è quel “qualcosa in più” non si può dire a parole, nessuno è in grado di dirlo con chiarezza.
"
Iced Earth" degli
Iced Earth è un Capolavoro.
In questa sede non credo sia appropriato parlare approfonditamente della musica contenuta in Iced Earth: delle ritmiche tra il Thrash e i Power di
Jon Schaffer, che hanno insegnato a migliaia di ragazzini ad andare sui 200 bpm a colazione mentre guardavano i cartoni. Gli assoli super tecnici ma melodici e sognanti di
Randy Shawver, che da anni canto sotto la doccia. Per non parlare della riconoscibilissima voce di
Gene Adam che ha fatto capire a centinaia di cantanti che non serve continuare a fare gorgheggi inutili nelle canzoni per essere un grande cantante. La musica degli
Iced Earth successivamente, perdendo lui, ha perso veramente tanto.
Di conseguenza trovo totalmente inutile e superfluo soffermarmi a parlare di canzoni come la title track con la sua indimenticabile capacità di continuare a evolversi e non ripetersi mai. Quella immortale cavalcata che è “
Written On The Walls”. La mia preferita, “
Colors” che quando viene suonata è fisiologicamente impossibile non muoversi a tempo della batteria di
Mike McGill. Per togliersi dalla mente le melodie di “
Curse The Sky” e la malinconia di “
Life And Death” ci vuole impegno, molto impegno. Poi arriva la meravigliosa strumentale spezza-disco “
Solitude” e le stupende e conclusive “
Funeral” e “
When the Night Falls”, che in più 9 minuti, non annoia nemmeno per mezzo secondo.
Insomma, "
Iced Earth" è un capolavoro, ma in questa sede stiamo parlando della sua edizione per il 30esimo compleanno. Andare a rimaneggiare un disco che non ha bisogno di nessun tipo di modifica è sempre rischiosissimo, ma devo dire che STRANAMENTE non è successo il disastro. Oltre all’ennesima copertina alternativa (non bellissima), in realtà mi sembra che sono stati solo pompati un po’ i volumi delle chitarre, donando un sound anche più massiccio e di “botta” sonora rispetto all’originale. Se le ristampe sono così, benvengano. Dubito, ma se non avete ancora acquistato questo disco è arrivata l’occasione giusta per farlo.
“
Join us in our never ending journey
Into the burning lake of fire
Let us fill your helpless soul
Fill it with sweet desire...
”
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