Questi
Therein, provenienti da Brisbane (Australia), sono davvero dei pazzi!!!
Per meglio comprendere la mia affermazione sarebbe sufficiente guardare certe foto che girano sul web, scattate appositamente per il lancio del nuovo disco della band, che ne ritraggono i vari componenti, con un abbigliamento che, definire “NAIF”, sarebbe un eufemismo e negli atteggiamenti più assurdi che possano esistere.
Se non mi credete, guardate qui sotto:
Insomma, senza ancora aver ascoltato nemmeno una nota di
Aramitama, la loro ultima fatica discografica, vi renderete conto da subito, non v’è dubbio alcuno, che ci si trova al cospetto di una formazione, per cosi dire, assolutamente fuori dagli schemi e questa stravaganza si riflette poi inevitabilmente anche sulla musica di questi simpatici ragazzoni australiani.
Aldilà dell’immagine difatti, viene subito da chiedersi; cosa si cela davvero dietro questa apparente pazzia? Anzitutto una buona dose di autoironia, che non guasta mai, soprattutto quando si suona della musica estremamente complessa, inoltre vi è sicuramente una certa genialità (da che mondo è mondo, in quello che noi chiamiamo comunemente “follia” c’è sempre una componente di originalità), che contraddistingue i
Therein, le cui uniche regole sono le seguenti: essere assolutamente creativi, non omologarsi ad alcun genere particolare ed essere abili a mescolare una miriade di influenze, tra loro anche apparentemente agli antipodi, ed è forse proprio questo il significato originale della parola “progressive”, categoria alla quale potremmo, a grandi linee, associare i
Therein, per quanto un gruppo cosi variegato possa essere catalogabile!
Parlando della musica, è indubbio che
Aramitama, oltre ad essere un disco, come già detto, estremamente poliedrico, è anche un album ottimamente suonato e qui va dato atto alle ottime capacità tecniche dei quattro musicisti australiani, che rispondono ai nomi di
Ned Guillford (batteria e voce),
Charlie Limpus (basso),
Ryan Boyd e
Cameron Whelan (chitarre).
Ma, a costo di ripeterlo fino allo sfinimento, il vero punto forte di
Aramitama è la sua eterogeneità, che viene subito messa in evidenza dalla complessa e stupenda opener
Abeyance, che racchiude, nei suoi 9 minuti, tutte le caratteristiche tipiche del sound dei
Therein e che verranno poi riproposte nelle tracce successive. Raramente nello stesso disco, capita di ascoltare stili cosi diversi e amalgamati cosi bene, come jazz/blues, prog rock anni ’70, prog metal tradizionale, crossover, fino ad arrivare al death/black. E’ come se, nel medesimo album, si ascoltassero contemporaneamente Frank Zappa, i Dream Theater (esemplare un brano come
Spock), gli Opeth degli esordi (vedasi
The Crawling Chaos o
Trhough The Threshold), fino ad arrivare in alcuni frangenti a Dark Tranquillity (del resto il monicker della band non lascia dubbi in merito), Death o, se preferite, ai Control Denied (brani come
Divide, o l’enigmatica
ALH84001 sono emblematici in tal senso), senza dimenticare certi pezzi, come
Furry Lil Demons, in cui i synth sembrano richiamare sonorità vicine ai King Crimson e quindi emerge anche l’amore per la psichedelia visionaria tipica degli anni 70. C’è poi spazio per
Slainte, un allegro pezzo folk suonato con chitarra acustica e violino in cui viene continuamente ripetuto un motivetto che, per quanto semplice, si rivela orecchiabile ed assai ruffiano, mentre nella inquietante
Brunhilde (una traccia jazz a tutti gli effetti, “metallizzata” nella sua parte finale) fanno la loro comparsa i fiati.
Nel finale dell’album, dopo tanta carne al fuoco, emerge saggiamente l’aspetto più autoironico di questi pazzoidi australiani,
Wrong Dunn Blues altro che non è che un gioco di parole, considerando che il pezzo si basa su un giro blues "sfalsato" dalle ritmiche, che mutano costantemente all’impazzata (ecco perchè si tratta di un blues “wrong done”, ovvero fatto male), mentre la conclusiva
Piece Of Shit è un elementare giro rock/blues alla Elvis che, dopo tanta complessità sembra essere, per dirla come il celeberrimo rag. Fantozzi, in occasione della sua famosa esposizione sulla corazza Potemkin, “una cagata pazzesca”; in realtà si tratta, a mio avviso, di un’autentica genialata, è come, consentitemi l'aberrante paragone, il classico amarone “stura-stomaco” che ti fa digerire dopo un pasto buonissimo, ma oltremodo abbondante, che potrebbe risultare pesante.
In conclusione,
Aramitama è senza alcun dubbio un disco complesso ed assai corposo, che inevitabilmente non potrà piacere a tutti e che in certi frangenti potrà anche lasciare spiazzati (e forse quest’ultima è un’altra caratteristica tipica dei dischi prog, nel senso stretto del termine), ma una cosa è certa: i
Therein sanno suonare e lo sanno fare benissimo, ma soprattutto sanno comporre, il loro livello creativo è qualitativamente elevatissimo e la band dimostra in questo senso di avere delle abilità assolutamente fuori dal comune.