Da qualche tempo in Grecia c'è una fortissima voglia di metal classico, lo si capisce dalle ottime band che sempre più spesso escono da questa antica terra e dall’operato di label come la
No Remorse che stanno lavorando molto bene per portare il metallo ellenico negli stereo dei veri appassionati.
La band di cui vi parlo oggi, i
Black Soul Horde, non sono degli esordienti, si sono infatti formati nel 2012 ed il primo full length è dell’anno successivo ma, vuoi per una qualità non proprio eccezionale, vuoi per una promozione inesistente, sono stati risucchiati in un buco, un maelstrom da cui escono oggi più determinati che mai.
Land of demise è un grande disco di metal classico, coinvolgente, battagliero, evocativo e basta guardare la sua splendida copertina per essere trascinati all’interno del disco e cavalcare verso la morte al loro fianco, sicuri che saremo sempre protetti.
Questo è un album basato sui riff, su hook vincenti, su buone melodie, Si parla di un metal assolutamente classico, con rimandi alla NWOBHM, agli
Omen, un pizzico di
Jag Panzer e
Battleroar, insomma, un sapiente mix di metallo tradizionale, potenza e velocità power, solennità doom e giuste atmosfere. Questi greci ci riportano a metà degli anni ’80 ma con stile, senza copiare nessuno in particolare e senza cercare di ricreare certe sensazioni tramite suoni fintamente vintage. La produzione è perfettamente in linea con la proposta: chiara, viva, lontana da frequenze pompate o finti filtri analogici, in questo modo a parlare sono le canzoni e di cose da dire ne hanno diverse.
All'inizio, ad un primo ascolto veloce di un brano, ero già abbastanza coinvolto ma -lo ammetto- avevo qualche riserva sul cantato che sentivo un po’ troppo nasale, miagoloso. Questa sensazione è completamente sparita immergendomi nel disco, ascoltandolo ancora ed ancora.
Jim ha certamente dei limiti, ricorda abbastanza un
Ozzy degli anni ’80, un
Halford "sottile" ma cazzo, si adatta perfettamente alla scrittura dei brani e fa il suo sporco lavoro. Questo mi importa: che una canzone funzioni bene! Chi se ne frega di estensioni limitate o timbri inconsueti quando con personalità e convinzione riesci a far decollare un pezzo.
Le chitarre tirano fuori sempre ottimi spunti, scansando la banalità, il basso è preciso e travolgente, la batteria mai troppo quadrata, anzi, è viva ed assolutamente varia.
Land of Demise ci presenta otto pezzi, quasi tutti sui quattro minuti, che si gustano che è un vero piacere, con il giusto tiro, una vena epica e fiera sempre presente, tre spanne sopra per varietà, composizione, coesione, truezza alla mole di piccole band che ricopiano semplicemente e pedissequamente gli anni d'oro della nostra musica.
In questo anno schifoso la nostra musica preferita scorre con rinnovata potenza, è inarrestabile e riesce a rassicurarci, consolarci, darci quella carica giusta che questi tempi miserabili richiedono. Siano benedetti il metallo ed i suoi messaggeri come i
Black Soul Horde.