Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:50 min.
Etichetta:AOR Heaven

Tracklist

  1. I’M FALLING
  2. RISE ABOVE
  3. WHAT HAVE WE BECOME
  4. REMEMBER
  5. WHERE DO WE GO FROM HERE
  6. DRIFTING AWAY
  7. BREAK THE CHAINS
  8. ALONE ANYMORE
  9. BULLET PROOF ALIBI
  10. ALL I’M LIVING FOR
  11. PICKING UP THE PIECES
  12. STAY AWAY

Line up

  • Rob Moratti: vocals
  • Torben Enevoldsen: guitars
  • Ian Crichton: guitars
  • Joel Hoekstra: guitars
  • Ulrich Lonqvist: guitars
  • Pete Alpenborg: keyboards
  • Tony Franklin: bass
  • Ken Sandin: bass
  • Stu Reid: drums
  • Felix Borg: drums

Voto medio utenti

Vediamo un po’ di descrivere brevemente cosa troverete in “Paragon”: linee armoniche ariose, talvolta vagamente malinconiche e sempre alla ricerca del refrain accattivante, chitarre pulsanti e taglienti, che s’intrecciano a tastiere pastose, il tutto al servizio della voce acuta e comunicativa di un vocalist capace di prendere per mano le melodie e condurle dritte al centro dei sensi degli appassionati del genere.
Quello che non c’è, invece, è l’originalità della proposta, ma se la grande storia dell’AOR nord-americano è indelebilmente scolpita nei vostri cuoricini di rockofili sono certo che tale “carenza” non sarà un grande problema, anche perché dovreste già conoscere molto bene le peculiarità di Rob Moratti (Final Frontier, Rage Of Angels, Saga), troppo spesso trascurato quando si tratta di elencare i migliori interpreti del settore.
Il nuovo lavoro solista del cantante canadese, analogamente al precedente “Renaissance”, è un disco pienamente godibile, supportato da performance esecutive di alto livello (tra i prestigiosi collaboratori all’opera si segnalano anche Ian Crichton e Joel Hoekstra) e da composizioni parecchio coinvolgenti, pur nella loro evidente “prevedibilità”.
Così, se vi piacciono Journey, Bad English, Refugee e REO Speedwagon e fremete tuttora per la reiterazione, effettuata con gusto e cognizione di causa, del loro immarcescibile modus operandi, sono convinto troverete ampi motivi di soddisfazione in un programma che forse pecca solo in un’eccessiva linearità dei temi espressivi, rischiando così di comprimere un po’ l’effetto emotivo complessivo.
Nulla di particolarmente preoccupante, in realtà, perché il riff circolare e il ritornello terso di “I’m falling” catturano fin dal primo contatto, il pathos elargito copiosamente da “What have we become” è tipico del miglior lignaggio adulto e la linea melodica di “Remember” ha i mezzi per non farsi “dimenticare” troppo presto.
La stessa cosa dovrebbe succedere anche a “Where do we go from here”, una ballata piuttosto canonica e tuttavia molto gradevole, mentre sono sicuro che di fronte a “Drifting away”, “Break the chains”, alla frizzante “Alone anymore” e alla catchyStay away”, anche gli AOR-sters più smaliziati ed esigenti proveranno un brividino di gratificante turbamento nostalgico.
L’ultima menzione la riserviamo per “Bullet proof alibi”, che piace per il suo avvolgente clima crepuscolare, finendo poi per consigliare “Paragon” a tutti quelli cercano un prodotto musicale onesto, solido, di calibrata e pregevole fattura artistica, pienamente aderente a una tradizione che nelle “mani giuste”, proprio come quelle di Rob Moratti, continua a riservare emozioni importanti.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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