Pronti a ritornare a “sognare”? Se la risposta è affermativa, la colonna sonora perfetta di tale vagheggiamento è custodita nel disco con cui
Stan Bush, veterano dell’
AOR yankee, decide di allietare ancora una volta le giornate di chi non dimentica gli anni ottanta e la magnificenza che hanno rappresentato per questa particolare branca della musica.
Un’epoca fatta di passioni impetuose, rabbia, follia, in cui la determinazione e sentimenti come l’amore e l'amicizia sembravano essere più forti di ogni impedimento, il tutto sottolineato dai suoni di una chitarra tagliente, da atmosfere ora avvolgenti ora trionfanti, perfette per evocare il senso di rivalsa o le fragilità di una generazione che, spesso anche grazie all'ausilio di uno schermo cinematografico, volava con la fantasia.
Quanto tutto questo sia anacronistico nel 2020, che vi sentiate dei “ragazzi” mai cresciuti o magari cresciuti troppo, sono riflessioni che affido alla vostra sensibilità, aggiungendo però che qualche volta recuperare la capacità di andare oltre la percezione razionale della realtà può essere un buon modo per sopravvivere a tempi così complicati.
Ciò detto, torniamo ai contenuti squisitamente musicali di “
Dare to dream”, un altro pregevole prototipo di tipica tradizione
adulta fornita da un vero “specialista” del settore, uno che nella sua lunga parabola artistica ha saputo incarnare, assieme a pochi altri, lo spirito più autentico e suggestivo di una formula espressiva che oggi molti cercano inutilmente di emulare.
Tra i solchi dell’albo si percepisce nitida la classe di un protagonista della scena che non smette di ostentare un’ispirazione densa e vitale, dove la componente “nostalgica” è immersa all’interno di una carica melodica davvero avvincente ed euforizzante.
“
Born to fight”, che sfida Survivor, Pride Of Lions e Magnum sul loro terreno preferito, apre le “ostilità” con il suo incedere solenne e incalzante, e avvia un suggestivo viaggio sonoro subito addolcito dalle note pulsanti e rarefatte della
title-track, seguite da una “
The times of your life” che piacerà ai
fans di Bad English e Bryan Adams, e dalla ballata Foreigner-
esca “
A dream of love”, capace di “scongelare” anche il cuore più algido e irrigidito.
Il clima vibrante e ruffiano, tra Def Leppard e Night Ranger, che pervade “
The 80’s”, mantiene esattamente quanto promesso dal suo titolo, mentre agli animi maggiormente romantici e riflessivi sono indirizzate “
Live and breathe”, la notturna “
True beliver” (bello il tocco vagamente
prog) e l’elettroacustica “
Home”, tracce che confermano la maestria di
Bush in un ambito espressivo piuttosto “pericoloso”, dove la stucchevolezza eccessiva è sempre in agguato.
Per il resto, se “
Heat of attack” piace per il piglio fiero (un po’ “scontatello”, in realtà …) e “
Dream big” per il pulsante contrappunto delle tastiere e l’accattivante
refrain, “
Never give up” esorta con un vigoroso
pathos motivazionale a non arrendersi mai anche di fronte a chi ci considera ingenui e illusi.
“
Dare to dream” può essere tacciato di essere un esempio di ripescaggio stilistico “datato”, ma obiettando che in fondo certe sensazioni non hanno scadenza e che è difficile trovarne di più “attuali” con la medesima intensità, mi limito a rilevare lo splendido stato di forma e l’integrità di
Stan Bush, un artista che non si è mai dato per vinto e continua ad arricchire la sua prestigiosa carriera con ottima musica.
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