I dischi prodotti dai
Nibiru rappresentano una sorta di esperienza sonica estrema. Dai tempi di "Chaosgon" (del quale conservo gelosamente la copia autoprodotta e numerata), il sound del trio torinese si è sempre più evoluto verso un heavy-drone-ambient ritualistico ed allucinatorio, una "non-form music" dove l'ascoltatore si trova immerso in un caos primordiale, magmatico, abissale ed infernale composto da distorsioni lancinanti, effetti elettronici ipnotici, atmosfere sinistre ed orrorifiche, vocals "enochiane" subliminali e sfuriate heavy trasversali sospese tra doom-sludge, acidità tossica e rigurgiti post-black metal.
Roba di non facile assimilazione? Certamente, ma anche dotata di un inconfondibile fascino malvagio, mefistofelico, psicotico e furioso. Adatta a tutti? Assolutamente no. Anzi, uno stile che scoraggerà la maggioranza degli ascoltatori casuali dopo pochi istanti.
Ad esempio, questo "
Panspermia" comincia con i venti minuti della cacofonica "
Alkaest", rigonfia di ambient-drone industriale e dissonante chitarrismo da incubo. Uno sferragliamento con la gradevolezza del trapano di un dentista, intervallato da esplosioni di potenza brutale ed annichilente. La sensazione di vivere un tossico "bad-trip" risulta quasi fisica, come essere catapultati nel pieno di un girone infernale senza scorgere via di uscita. Il fascino dell'Apocalisse.
Non da meno la colossale "
Aqua solis" (anch'essa venti minuti) che avanza come lava tra feedback rugginosi e rumorismi ritualistici e spiazzanti. Extreme-drone alla Sunn O))), Boris, Merzbow (Masami Akita), tanto cinematografico quanto indifferente alle esigenze commerciali o a dare un senso compiuto ad una materia primordiale, magmatica, un brodo creativo che evoca quello alle origini della vita sul nostro pianeta.
Ovviamente i
Nibiru sono una di quelle formazioni "prendere-o-lasciare", senza soluzioni intermedie. O si accettano le estenuanti lungaggini che sfiorano la "non-musica" e ci si lascia trasportare nel gorgo sfibrante generato dal trio, oppure si passa la mano con un misto di tedio e di fastidio. La loro direzione ultra-estrema è pura ed incrollabile, lasciando spazio totale alla fruizione individuale e personale. Il rituale tribalistico e cosmologico di "
Efflatus" è un altra evidente testimonianza di quanto detto finora: vocals liturgiche-psichedeliche, echi cosmici, ritmiche pesanti e lumachesche, distorsioni acid-space, rarefazioni scenografiche, furibondi spaccati raw-black da terroristi sonici. La colonna sonora dell'Oltretomba, la parte oscura e malvagia dell'umanità messa in musica. Brano che rappresenta una sfida concreta anche per i cultori più navigati.
Per i torinesi, altra prova convincente. Nel tempo la componente drone ha preso un pò il sopravvento sul resto, ma
Ardat e soci riescono ancora a gestirla bene, senza perdersi del tutto nel loro misticismo narco-evocativo.
Disco volutamente di nicchia, ma livello molto elevato.