I liguri debuttano con questo secondo album con la conterranea
Black Tears, etichetta molto attiva nel settore underground gestita dal bravo
Daniele Pascali.
Ma bando ai convenevoli, perché qui si fa sul serio e loro lo sanno; io mi sono fatto travolgere dalla loro esibizione durante il
Porto Metal Fest a Genova nel 2019 a supporto dei mitici
Death SS.
La band unisce sonorità classiche, a squarci estremi in una cornice horror metal con una prova di classe, e soprattutto senza dover scopiazzare, ebbene si, la band sa mettere una buona dose di personalità.
Apre le danze “
Edge of a broken time” con la voce di
Scarlet che si dimostra una singer di razza per tutto il disco proponendo una vasta gamma di soluzioni vocali.
Il brano è serrato e oscuro come si conviene con la frontwoman che mixa abilmente screaming ad aperture vocali pulite; la cornice usa abilmente melodie di stampo classico con qualcosa di estremo.
Gran bella cavalcata posta poco dopo il solo melodico che è pesante e tagliente come una lama.
“
Hunting night”, prende il via con un arpeggio dissonante e maligno, qui si sente un’influenza moderna nello stile della band, ma senza intaccare il tessuto horror che gronda abilmente grazie a riffing di chitarra della coppia
Lord Edgar e
Lord Of Plague, mentre il basso di
Low si sente che intreccia accordi avviluppandosi come un serpente a sonagli.
C’è anche un bell’intermezzo percussivo atmosferico con le chitarre che arpeggiano melodie oscure.
“
Inferno” è introdotta da fiammate black metal rivestite di sangue e tragedia, con la singer che sfodera una prestazione da urlo con toni che passano da screaming a toni cavernosi, parti pulite ma sporcate di aggressività.
Cavalcata heavy metal con riffing serrati e un chorus tutto da cantare dal vivo credetemi, solo breve ma d’effetto.
Ed ecco arrivare “
The unnamed” che vede la partecipazione del grande
Steve Sylvester dei
Death SS.
Brano che ha un incipit thrashy, ma con chitarre livide per poi accellerare in un up tempo heavy coinvolgente e di sicuro impatto con cambi di tempo vorticosi.
La singer fa il bello e cattivo tempo; il buon
Steve impreziosisce un brano d’impatto e potente con chitarroni, all’interno troviamo un bell’arpeggio melodico ricco d’atmosfera prima del solo.
“
Angoscia”, è l’unica traccia in italiano e anche questa vede mischiare abilmente influssi estremi con un brano doom metal sabbathiano.
Un brano settantiano ma con personalità dato che la band riveste di quintalate più buie e inquietanti.
Ragazzi miei, inutile guardare oltre, a volte l’erba del vicino non è sempre più verde, perché abbiamo delle formazioni in casa che valgono più di quelle blasonate (qualcuno ha detto
Amaranthe o
Arch Enemy?), quindi questo nuovo album è assolutamente da
Buy or Die!