A quattro anni dal debut "
Arte Macabro" il quintetto messicano
Matalobos torna sulle scene con "
The Grand Splendour of Death", meritandosi la riconferma con la
Concreto Records, la principale label del Messico.
I ragazzi di Leòn si erano già fatti apprezzare in sede live dividendo il palco tra il 2018 ed il 2019 con band del calibro di
Katatonia ,
Insomnium,
Incantation,
Nargaroth, traendo da queste esperienze linfa ed ispirazione per questo nuovo disco.
Come si evince dal titolo, le sette tracce dell'album hanno un unico, sinistro soggetto: la Nera Signora che inevitabilmente tutti incontreremo.
I
Matalobos sanno che la morte è dolore, desolazione, smarrimento e dolore; ma anche passione, celebrazione, redenzione e sollievo ed il suo grande splendore ci avvolgerà tutti.
Ne saranno circondati i sentieri su cui abbiamo posato i nostri passi, i luoghi che ci hanno visto respirare, resteranno gli echi del nostro cammino e delle nostre parole, ma noi non saremo più.
Il doom/death melodico di
Dante e soci si rifà chiaramente alle sonorità di
Swallow The Sun, Katatonia, Majestic Downfall con un tocco latino nell'interpretazione che diviene evidente nel gusto caldo degli assoli e nell'utilizzo delle chitarre classiche ("
Ignis Spiritus Morte" e la acustica "
De Fantasmas y Lamentos").
Alcune ingenuità fanno capolino nei 36 minuti del disco: la forma-canzone spesso ripetitiva, le parti vocali declamatorie affiancate al growl, il poco "impatto sonoro" che viene reso; testimonianze che il processo di maturazione dei
Matalobos non è ancora giunto a pieno compimento.
C'è però tanto di buono in questo "
The Grand Splendour of Death": le capacità tecniche del gruppo, la voglia di osare e non limitarsi a scimmiottare il lavoro di altri, le melodie oscure e struggenti; ragion per cui il giudizio complessivo non può che essere positivo.
Siete attesi al varco per il terzo, decisivo disco signori: sono qui ad aspettarlo con interesse!
Matalobos - "
Monuments of Death"
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