Io raramente sono concorde con la frase “i vecchi tempi sono i bei tempi”: un po’ perchè convinto dall’
Apologia del Tempo presente (e del futuro) di Mercadini e un po’ perchè “quei bei tempi”, non avendoli vissuti, non suscitano in me quel tipo di nostalgia che fa ricordare solo gli aspetti positivi. Però è vero anche che questa frase mi ronza in testa frequentemente quando ascolto “
The Night Goes On”. Poi rinsavisco e mi accorgo che il debutto dei
Konquest è datato 2021, e grazie a questi dischi il presente mi piace molto.
In effetti “Macchina del tempo” è la giusta definizione per il debutto di questa one-man-band toscana. Tutto in questo disco è derivativo ed al fine di omaggiare la gloria del tempo che fù, ma va bene così. Già il logo per esempio è incontrovertibilmente una dichiarazione d’amore agli americani
Glacier. Poi il suono e la produzione, una via di mezzo tra il leggendario debutto degli
Angel Witch e degli
Heavy Load, con un tocco di “
The Court in Act” dei
Satan e qualcosa dei
Maiden del primo disco: una vera goduria per chi ama questo tipo di sonorità.
Una introduzione strumentale di un paio di minuti, in pieno stile “
The Ides Of March” fa da apripista alla title-track (e singolo, pubblicato qualche giorno prima del disco). “
The Night Goes On” è quel tipo di canzone che difficilmente uno si toglie dalla testa, un po’ per i cori a-là “
You're an angel witch, you're angel witch”, e un po’ per i riff incisivi e anche per la semplicità delle melodie, accessibili ma non banali. Seguono poi “
Too Late” e “
Keep Me Alive”, due cavalcate che sembrano “galoppare” dal 1980, in pieno stile NWOBHM.
La principale critica che ho letto, rivolta a questo disco, è che la voce è un po’ bassa nel mix generale: è vero, ma chi l’ha detto che è necessariamente un difetto? Secondo me contribuisce molto a rendere l’atmosfera più retrò, non è un difetto.
La strumentale “
Fall Of The Konqueror” inaugura il lato B di questo gran bel disco dalla breve durata di 35 minuti. Vado diretto al punto: la conclusiva “
The Vision” è la vera gemma del disco. Tutto ciò che è contenuto in questo disco è riassunto nel migliore dei modi in questa canzone, melodie memorabili, riff incisivi, cori armonizzati, lunghi momenti strumentali, un bell’assolo e un enorme “
TI AMO Hallowed Be Thy Name”, con un riff di chitarra e un fill di batteria spudoratamente rubati. Sono convinto che tutto sommato sia meglio rubacchiare qua e là, con il fine di creare qualcosa di nuovo, che copiare o fare un’ennesima cover per allungare il minutaggio.
In conclusione: se amate questo tipo di sonorità e siete fanatici della vulcanica scena NWOBHM (ma anche svedese o americana) di 40 anni fa, questo disco ha già conquistato una posizione nella consueta “top 10” di fine anno. Se invece cercate qualcosa di innovativo allora no, non è questo il caso.
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